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Zecchini
21/08/2009
h.20.45
GROSSETO - TORINO 0-3 (0-1)
Grosseto
: Caparco, Turati, Melucci, Federici, Mora, Job (al 76' Vitofrancesco), Vitiello, Papini (al 63' Valeri), D'Alessandro, Sansovini, Pichlmann (al 63' Carparelli). A disposizione: Acerbis, Fautario, Margarita, Scarlato. All.: Gustinetti.
Torino: Sereni, Colombo, Rivalta, Loria, Rubin, Zanetti (al 60' Bottone), Loviso, Belingheri (al 71' Vailatti), Gasbarroni, Bianchi (all'81' Abbruscato), Di Michele. A disposizione: Calderoni, Benedetti, Gorobsov, Amoruso. All.: Colantuono.
Arbitro: Bergonzi di Genova.
Reti: Di Michele 42', Bianchi 62', 73'.
Spettatori: 5.049 di cui 1.433 abbonati per una quota partita di 19.800 euro, più 3.616 paganti per un incasso di 64.322 euro.
Note: Ammoniti Colombo, Rivalta, Zanetti e Bianchi per gioco scorretto, D'Alessandro per proteste, Gasbarroni e Bottone per comportamento non regolamentare. Calci d'angolo 9-1 per il Grosseto, recupero 0' pt, 3' st. Prima assoluta tra Torino e Grosseto, mai le due squadre si erano incontrate prima in una competizione ufficiale. Presenti allo Zecchini un migliaio di tifosi granata. Il Torino non vinceva una partita in trasferta in serie B dal 21.05.2006, in quell'occasione vinse a Brescia 1-0 con rete di Abbruscato; per trovare un 3-0 in trasferta in serie cadetta bisogna tornare indietro sino al 20.04.2005, in quell'occasione i granata di Ezio Rossi vinsero a Venezia.
Cronaca
[Tratto da La Gazzetta dello Sport del 22 agosto 2009]
Il tridente del Torino fa già male. Perché frantuma il Grosseto, perché marchia il big match con Di Michele e Bianchi a scambiarsi assist-gol, e Gasbarroni degno compare di merende. Tre incornate scaccia pensieri del Toro, per allontanare la tristezza dell'esclusione in coppa col Livorno, le scorie del caso Dzemaili, i nodi del mercato e il tifo già in pressing come la paura di sbagliare. Quel trio avanzato costruisce tutto, se qualcuno aveva dubbi sul miglior attacco della B gli vengono frantumati al primo atto. Il nodo di Colantuono era tutto a centrocampo: tre pedine (un rischio calcolato anche se Gustinetti normalmente impone la sua sovranità in mediana); Belingheri l'incognita, Zanetti redivivo e la necessità di fare filtro per tutelare una difesa d' emergenza (scelte obbligate) con Rubin acciaccatello. Soffre a destra il Toro, D' Alessandro trova guizzi e varchi, Colombo è in difficoltà (e Bergonzi lo grazia). Ma Colantuono non smonta il rombo e fa bene, benissimo, perché la mobilità di Belingheri e le invenzioni di Gasbarroni (abili entrambi a innescare le punte) inchiodano i maremmani comunque. La giocata che fa esplodere la gara nasce da una palla in profondità tutta di Gasbarroni: lancia sul filo del fuorigioco, Bianchi scatta e serve in mezzo Di Michele, implacabile. Come sul raddoppio, quando su azione personale il reduce dalla Premier serve a Bianchi il tiro con palla che si stampa sulla traversa, ma a Rolandigno riesce (in tuffo) di spedirla in rete. Tanto di cappello, è Di Michele show: sul tris con un tacco spiazza la difesa, dà a Gasbarroni la sfera che poi Bianchi manda nell'incrocio per lo 0-3 (complice una deviazione di Mora). I maremmani si ammutoliscono, non ha più senso cercare il pelo nell'uovo sulle decisione di Bergonzi. Non è Pamplona, ma il Grosseto ha corso e il Torino lo ha incornato. Il primo tempo, non appariscente, dà un segnale forte e chiaro: a Colantuono è già riuscito di fare capire ai suoi che la B è un pianeta a parte, dove farsi furbi e cinici è indispensabile. Intriga la soluzione che gli permette di porre, spesso, Belingheri dietro le punte quando Gasbarroni sfonda dalla fascia (proprio come il gol del vantaggio). Gustinetti arretra Mora per schierare D'Alessandro e il genietto della Roma lo ripaga (in tribuna Piscedda, c.t. Under 19, è soddisfatto). Ipnotizza spesso Zanetti e spinge Colombo a usare le maniere spicce: crossa, graffia, osa. La generosità dei "butteri" questa volta, però, non li ha ripagati: ali alte, Job che si danna e Vitiello che sparge filo spinato in mediana. Nessuna bocciatura, per carità. Sarà il tempo a dire se la maremma può ancora sognare.