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Anfield Road |
07/08/2018 |
h.20.30 |
LIVERPOOL - TORINO 3-1 (2-1) Liverpool: Alisson (al 73' Karius), Alexander-Arnold (al 63' Clyne), Van Dijk (al 46' Grujic), Phillips (all'88' Johnston), Moreno (al 46' Robertson), Fabinho (al 70' Henderson), Wijnaldum (al 46' Lallana), Keita (al 46' Jones, all'88' Camacho), Salah (al 46' Shaqiri), Roberto Firmino (al 46' Sturridge), Mané (al 46' Ings). A disposizione: Grabara. All.: Klopp. Torino: Sirigu, Bremer, Nkoulou (all'88' Ferigra), Izzo (al 67' Moretti), De Silvestri (all'88' Parigini), Baselli (al 70' Ansaldi), Rincon (al 79' Valdifiori), Meite, Berenguer (al 79' Lukic), Iago Falque (al 59' Edera), Belotti (al 79' Niang). A disposizione: Ichazo, Rosati. All.: Mazzarri. Arbitro: Oliver (Inghilterra). Reti: Roberto Firmino 21' (L), Wijnaldum 24' (L), Belotti 31' (T), Sturridge 87' (L). Spettatori: 40.278 paganti. Note: Serata gradevole, terreno in perfette condizioni, presenti ad Anfield circa 500, rumorosissimi, sostenitori granata. Al 16' Fabinho fallisce un (generosissimo) calcio di rigore, calciandolo fuori a lato del palo. Nessun ammonito, recupero 1' pt, 2' st, calci d'angolo 6-0 per il Liverpool. Nel Torino sono assenti Ljajic, rimasto a Torino in seguito ad un affaticamento muscolare, Obi ed Acquah. Ultimo appuntamento amichevole per entrambe le squadre prima dell'esordio ufficiale nei rispettivi ambiti nazionali: il Torino contro il Cosenza per la Coppa Italia, il Liverpool contro il West Ham per la prima giornata di campionato. Cronaca [Tratto da La Stampa del 12 aprile 1977] Il Toro c'è. Tosto e compatto, bravo a soffrire quando è necessario, pericoloso nel suo calcio totale in verticale. Se valutiamo il livello estremo di difficoltà dell’avversario, si può scrivere che è stata una seratona per il nuovo Toro che sta plasmando Mazzarri. Conta quasi nulla il risultato finale e il passivo di 3-1 in casa del Liverpool, vice campione d’Europa, lascia addirittura l'amaro in bocca se si pensa che il terzo gol dei Reds arriva all'87' con le formazioni stravolte, fino a quel momento, da sedici sostituzioni. Con in campo i titolari, il primo tempo è stato equilibrato e il risultato a lungo in bilico. Conferme e progressi: la notte di Anfield ci dice che questo Toro sarà un osso duro per tutti. Rock'n'roll - Non c'è nulla di calcio estivo nel tempio di Anfield e forse è giusto così: ritmi alti, intensità a mille, anche un pizzico di malizia sono da notte europea vera. Lo impone il palcoscenico, lo richiede il prestigio della serata. Nel Toro che si accorcia e si distende come una fisarmonica, che si ricompatta quando è il momento di soffrire contro i vice campioni d'Europa e che fa male quando accelera verso Alisson, c'è tutto il mese di studio e di lavoro svolto con Mazzarri tra Bormio e il Filadelfia. Si rintracciano, si percepiscono con chiarezza i codici di gioco del Walter-pensiero: il Toro tiene il campo con l'umiltà di chi sa che deve soffrire, ma anche con quella sfrontatezza di chi non abbandona per nulla l'idea di provarci di fronte a una delle squadre più forti d'Europa. Le distanze tra i reparti sono calcolate al millimetro, la difesa è attentissima, il centrocampo è un propulsore continuamente ai giri giusti nell’alzare i ritmi quando serve. Il Toro del primo tempo, che torna nello spogliatoio sotto di 2-1, fa un figurone uscendo meritatamente tra gli applausi dei cinquecento tifosi arrivati da Torino. Sì, proprio vero: è un Toro già in versione Rock. Che ha studiato e sudato tanto, e le lezioni di Mazzarri non sono certo finite qui, ma la strada sembra essere davvero quella giusta. Pollice alto. Che Bremer - Fin qui il Toro aveva giocato cinque amichevoli precampionato (tutte vinte e senza subire reti), ma questo è stato naturalmente il test più impegnativo e prestigioso, contro peraltro un Liverpool più avanti nella preparazione e con all’orizzonte già l'esordio in Premier. L'occasione per verificare il livello di crescita di questo gruppo in vista del durissimo inizio di campionato con la Roma, e per sperimentare l’inserimento dei volti nuovi pescati dal mercato. E, a proposito di nuovi, fa un figurone il brasiliano Bremer posizionato sul centrodestra difensivo accanto a Nkoulou: Manèè un cliente scomodissimo, ma lui riesce a tamponarlo in anticipo e a bloccargli le vie di fughe. Conferma la crescita costante Meité a centrocampo: il fisico è poderoso - e questo si sapeva - ma anche la tecnica e la visione di gioco sono una promessa di ottime speranze. Il 3-5-2 è lo spartito sul quale Mazzarri ha battuto come un martello in questo primo mese di preparazione e il copione non poteva certo cambiare questa sera: davanti a Sirigu ci sono Nkoulou nel nuovo ruolo di regista difensivo, con Izzo sul centrosinistra e Bremer dall’altra parte. Berenguer a sinistra è l’osservato speciale, De Silvestri è la certezza che si conferma in un ottimo stato di forma, a centrocampo Rincon è l'uomo votato alla corsa e al sacrificio con ai lati Meité (a sinistra) e Baselli. Iago cuce gli spazi tra il centrocampo e Belotti. Da applausi - L'avvio è roboante, i primi dieci minuti sono una contesa colpo su colpo a ritmi incredibilmente alti. Nell'intervista del prepartita a Torino Channel, Iago aveva predetto che ''se staremo compatti, possiamo mettere in difficoltà una delle squadre più forti al mondo'', e lo spagnolo ci aveva visto giusto: il Toro è un manifesto di orgoglio e sacrificio, di applicazione e dedizione. Non si smonta quando Oliver s'inventa un rigore per un contatto inesistente tra Bremer e Manè (al 16'): Fabinho pareggia il favore arbitrale, calciando fuori, con Sirigu che aveva comunque intuito l’angolo. E questo Toro non si abbatte nemmeno quando nel giro di tre minuti il Liverpool si scatena con il vantaggio di Firmino (21', doppia deviazione involontaria di De Silvestri e Bremer) e Wijnaldum (al 24') su un inserimento spaziale. Resta ordinata e compatta la squadra di Mazzarri senza smarrirsi: meritatamente si rimette in scia riaprendo tutto con un'incornata perfetta di Belotti su un traversone millimetrico di De Silvestri (al 31'). A cinque minuti dall’intervallo, Sirigu salva su Manè e un secondo dopo Berenguer fa muro su Arnold: sarebbe stato troppo, gli applausi di Anfiled per questo Toro sono strameritati. Personalità - Klopp non dimentica che tra cinque giorni avrà il debutto in Premier con il West Ham: il Liverpool si ripresenta in campo con sette volti nuovi e prima che si arrivi alla metà del secondo tempo Klopp salirà a dieci sostituzioni. Mazzarri aspetta un'ora di gioco prima di modificare qualcosa: il primo innesto è Edera per Iago, e più tardi arriverà il momento di Moretti per Izzo e di Ansaldi da interno di centrocampo per Baselli. Tanti cambi infondono energie fresche nei Reds, che viaggiano con maggiore brillantezza. Tutto normale, ovvio che il Toro paghi gli sforzi del primo tempo contro un undici completamente nuovo. Eppure i meriti del Toro ci sono e si vedono: i granata non si disuniscono, il bunker Mazzarri regge alla grandissima, Sirigu (che prende tutto il prendibile) si esalta su Sturridge, e Belotti offre a Edera l’occasione per il pari. Colpisce la personalità con il quale il Toro tiene il campo e si confronta contro questo Liverpool. Quando il cronometro segna l'80' Niang fa il suo esordio in questo precampionato entrando al posto di Belotti, Lukic rileva Rincon e Valdifiori sostituisce Berenguer. Quando la partita sembra finita Sturridge sorprende i granata firmando il 3-1. Nel finale Niang ha sfiorato il 3-2. |
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