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Grande Torino |
23/11/2019 |
h.20.45 |
TORINO - INTER 0-3 (0-2) Torino: Sirigu, Izzo, Nkoulou, Bremer (al 57' Aina), De Silvestri, Meite, Baselli (al 71' Berenguer), Lukic, Ansaldi, Verdi, Belotti (al 13' Zaza). A disposizione: Rosati, Ujkani, Djidji, Edera, Rincon. All.: Mazzarri. Inter: Handanovic, Skriniar, De Vrij, Godin, D'Ambrosio (all'83' Dimarco), Venico, Brozovic, Barella (al 45' Borja Valero), Biraghi, Lukaku, Lautaro Martinez (al 69' Candreva). A disposizione: Padelli, Berni, Bastoni, Agoume, Esposito, Fonseca, Lazaro, Ranocchia. All.: Conte. Arbitro: Maresca di Napoli. Reti: Lautaro Martinez 12', De Vrij 32', Lukaku 55'. Spettatori: 26.059 di cui 13.916 paganti per un incasso di 632.303 euro e 12.143 abbonati. Note: Serata di pioggia battente, terreno ai limiti della praticabilità, ammoniti D'Ambrosio, Izzo, Skriniar e Aina per gioco scorretto, Lautaro Martinez per comportamento non regolamentare. Calci d'angolo 12-4 per il Torino, recupero 2' pt, 3' st. Cronaca [Tratto da La Stampa del 24 novembre 2019] Sotto la pioggia, le lacrime sono granata e il bottino nerazzurro. Il Toro cade e il rumore dei suoi tacchetti che affondano nel fango è fortissimo: a cadere, infatti, è anche l'illusione che contro le grandi, o aspiranti tali, qualcosa possa ricordare la passata stagione e non il limbo attuale. Atalanta, Milan, Napoli, Juve: al di là dei singoli verdetti, in altalena, i ragazzi di Mazzarri avevano opposto la giusta resistenza. Ieri, no e l'Inter ha fatto sua la contesa con il minimo sforzo perchè minima è stata l'opposizione del Toro. Piange il Toro, fa festa Conte. L'ex ct, e tecnico bianconero, centra la settima vittoria su sette trasferte in campionato e l'unico pensiero gli arriva da ko di Barella: mercoledì c'è la Champions a Praga e Sensi resta in dubbio. In vantaggio in 10 contro 11. Un Toro già acciaccato perde il suo trascinatore in un lampo: Belotti cade male, malissimo a terra dopo un contrasto in quota a metà campo e, di fatto, getta la spugna. Il capitano granata esce di scena dopo poco più di 5' e lascia un ring a lui congeniale per colpa di un problema all'anca sinistra che lo constringerà alla corsa in ospedale. Accade tutto, o quasi, in quei momenti perchè mentre Zaza sta per entrare (il suo ingresso è colpevolmente troppo lento) ecco che l'Inter mette la freccia: il Toro è in 10 quando Martinez si beve in velocità Izzo e Nkoulou, ma il gol dell'attaccante sudamericano ariva non per l'inferioriotà numerica momentanea, ma per lo stato di confusione in cui si fanno trovare i ragazzi di Mazzarri. La gara si spezza, l'equilibrio no. Nel pantano, Ansaldi e soci lottano, almeno ci provano: Verdi va a un soffio dal primo acuto della sua nuova avventura (il suo tiro va fuori di un niente), poco dopo De Vrij raddoppia approfittando di una nuova amnesia difensiva perchè, stavolta, a dimenticasi di marcare il difensore olandese è il distratto Meite. Conte sorride ma perde Barella. L'Inter scappa due volte e sembra farlo senza accorgersene: troppo slegato è il Toro là in mezzo dove, a turno, i nerazzurri hanno tutto il tempo di pensare, avanzare, innescare la linea d'attacco. Brozovic gode di una libertà senza logica, Barella, prima di farsi male, anche Vecino non è mai pressato visto che il pressing granata non è sincronizzato. Nel pantano la notte scorre senza che il copione cambi. Così c'è spazio per qualche, timido, affondo dei ragazzi di casa e per qualche, chirurgica, ripartenza interista: al termine di una di queste cade il terzo sigillo del duello con la firma nobile di Lukaku, abile a far passare il pallone sotto le gambe di Bremer e beffare Sirigu con un velenoso diagonale. L'Inter vince, Conte fa suo il personale derby contro i granata: i nerazzurri si rimettono sulla scia dei primi della classe rispondendo al successo bianconero di Bergamo. Per il Toro comincia un'altra settimana di passione con il futuro di Mazzarri di nuovo sullo sfondo: sabato pomeriggio, a Marassi, in gioco c'è un altro crocevia da non fallire davanti al Genoa di Thiago Motta. La classifica si fa preoccupante e, soprattutto, toglie spazio alle possibili ambizioni di rimonta: la squadra è uscita dal pantano del Grande Torino scortata da fischi sonori e cori contro tutti. Bersaglio più colpito il presidente Cairo invitato ad andarsene. |
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