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San Siro |
28/01/2020 |
h.20.45 |
MILAN - TORINO 2-2 (1-1), 4-2 d.t.s. Milan: Donnarumma G., Conti, Kjaer, Romagnoli, Hernandez, Castillejo, Bennacer, Krunic (all'81' Calhanoglu), Bonaventura (al 76' Leao), Piatek (al 65' Ibrahimovic), Rebic (al 106' Kessie). A disposizione: Donnarumma A., Begovic, Calabria, Gabbia, Paqueta, Suso. All.: Pioli. Torino: Sirigu, Izzo, Nkoulou, Bremer (all'82' Djidji), De Silvestri (al 112' Laxalt), Rincon (al 112' Lyanco), Lukic, Aina, Verdi, Belotti, Berenguer (al 90' Millico). A disposizione: Ujkani, Rosati, Adopo, Singo. All.: Mazzarri. Arbitro: Pasqua di Tivoli. Reti: Bonaventura 12' (M), Bremer 34', 71' (T), Calhanoglu 91', 106' (M), Ibrahimovic 108' (M). Spettatori: 36.462 paganti per un incasso di 417.308 euro. Note: Ammoniti Rincon, Hernandez, Rebic, Izzo, Kjaer, Krunic e Conti per gioco falloso, Ibrahimnovic per fallo tattico, Mazzarri per proteste. Calci d'angolo 12-5 per il Milan, recupero 0' pt, 5' st, 1' pts, 1' sts. Cronaca [Tratto da La Stampa del 29 gennaio 2020] Oltre il 90' sfuma l'incrocio in semifinale di Coppa sotto la Mole. Nient5e derby a metà febbraio e il mese dopo perché un Toro vivo si fa portare ai supplementari nei minuti di recupero e, ai supplementari, va a terra. L'essere vivo è la notizia più importante, e confortante, di questo viaggio a Milano, in scia alla notte più amara: sotto di una rete quasi subito, i granata capovolgono il verdetto, vengono beffati ad un passo dalla gioia e cadono perché il Milan può mandare in campo, in corso d'opera, calibri come Ibrahimovic, Calhanoglu e Leao. La svolta dai cambi rossoneri. L'avvio granata è pieno di ombre e cattivi presagi: troppe le leggerezze in mezzo al campo, troppo lo spazio perché il Milan pensi le proprie trame. Così, inevitabile, cade la rete rossonera con la difesa del Toro presa in controtempo dall'imprecisione di Verdi e bucata con semplicità da Bonaventura, solo ad un metro dalla porta vuota. Non è passato nemmeno un quarto d'ora e il pensiero non può che andare al rovescio mai visto di poche ore prima, allo sprofondo davanti ai ragazzi di Gasperini. Solo un attimo, però, visto che la rete incassata ha l'effetto di un gong nella testa di Belotti e soci, abili a non sfilacciarsi o a non farsi prendere dalla voglia di ribaltare il mondo, magari ognuno per conto proprio. Ne esce una partita un po' a scacchi, un po' più granata. Il Toro guadagna metri, ma quando deve non tira e gli accenni di ripartenza rossonera mettono i brividi. Poi, ecco la scossa: Belotti invita in diagonale i compagni a salire, Bremer fa "velo" e Verdi l'unica mossa giusta del suo primo tempo: l'ex napoletano ha l'intelligenza di disegnare una traiettoria di ritorno verso il compagno e Bremer beffa il non impeccabile Donnarumma in uscita. Segnali confortanti. Si riparte e la boccata d'ossigeno dell'1-1 restituisce al gruppo di Mazzarri anche quel vigore nei contrasti che sembrava perso: l'arbitro Pasqua, e con lui Banti al Var, commettono un errore evidente a tutti non espellendo Rebic per una botta proibita su Izzo. Il Toro è vivo, Bremer, in stato di grazia completa la rimonta: invito di Aina, testa del brasiliano e granata in fuga. Entra Ibra e San Siro sobbalza. Ibra non è mai banale, figuriamoci se c'è da rimettere in equilibrio un quarto di finale: sui titoli di coda, anzi oltre, Calhanoglu, sotto i riflettori da poco, manda la contesa ai supplementari. I supplementari risultano fatali per colpa di due minuti terribili, il tempo per Calhanoglu (ancora lui), ed Ibra di gonfiare la rete granata e di consegnare, così, ai rossoneri la Juve in semifinale. Il Toro resta nelle mani di Mazzarri: niente ultimatum aveva detto il patron Cairo al termine del 7 a 0 incassato dall'Atalanta e, ieri sera, la squadra ha dato il segnale che la stagione è stata messa a durissima prova da Ilici ed i suoi fratelli, ma che non è compromessa, anzi. A Lecce, domenica pomeriggio, un nuovo esame. La Coppa Italia rimane un po' stregata nell'era Cairo. |
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