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San Siro
10/02/2023
h.20.45
MILAN - TORINO 1-0 (0-0)
Mian
: Tatarusanu, Thiaw, Kjaer (al 70' Gabbia), Kalulu, Saelemaekers (all'88' Calabria), Tonali (all'88' Pobega), Krunic, Theo Hernandez, Brahim Diaz (al 78' De Ketelaere), Giroud (all'88' Origi), Rafael Leao. A disposizione: Vasquez, Mirante, Ballo Toure, Adli, Ibrahimovic, Rebic, Bakayoko, Messias, Vranckx. All.: Pioli.
Torino: Milinkovic-Savic, Djidji (all'80' Gravillon), Schuurs, Buongiorno (al 58' Vojvoda), Singo, Adopo (al 69' Karamoh), Gineitis (al 46' Linetty), Rodriguez, Miranchuk, Vlasic (all'80' Radonjic), Sanabria. A disposizione: Fiorenza, Gemello, Bayeye, Ilic, Vieira, Seck, Aina. All.: Juric.
Arbitro: Ayroldi di Molfetta.
Reti: Giroud 62'.
Spettatori: 68.268 tra paganti e abbonati, per un incasso di 1.749.003 euro.
Note: Serata fredda, terreno non in perfette condizioni. Esordio in maglia granata per il lituano Gineitis, classe 2004 e per il francese Gravillon, arrrivato nel mercato di gennaio. Ammoniti Gineitis, Kjaer, Buongiorno e Schuurs, tutti per gioco falloso e Radonjic per comportamento non regolamentare. Calci d'angolo 8-3 per il Torino, recupero 0' pt, 5' st.
Cronaca
[Tratto da La Gazzetta dello Sport online del 10 febbraio 2023]
Spiegazione facile: Ibra è tornato fra i convocati e il Milan ha ricominciato a vincere. Una parte è anche qui, certamente. Spiegazione più complessa: il Milan ha ricominciato a vincere perché, così come si era spenta la luce nel finale con la Roma, si è riaccesa nell'intervallo col Torino. Il problema è capire perché. Allora e adesso. Misteri. Ma quanto meno qui per il Diavolo c'è un lieto fine che dopo sette partite senza sorrisi arresta lo sprofondo e cambia prospettiva, mantenendo una candidatura forte per i primi quattro posti. Era importante ritrovarsi anche in chiave Champions, dal momento che questa era la prova generale prima della sfida con lo scatenato Conte. Non è un Milan guarito, attenzione: il primo tempo è stato triste e mal giocato come le partite precedenti, ma nella ripresa è scoccata quella scintilla che Pioli cercava da tempo. Il Toro è piaciuto molto di più nei primi 45', giocati con personalità, attenzione e idee chiare, ma non ha saputo contenere l'onda d'urto - senz'altro inattesa, vista la prima frazione - dei rossoneri nella ripresa. Le scelte - Pioli ha tenuto fede alle indicazioni che lui stesso aveva dato confermando la difesa a tre, ma con una novità rispetto al derby: fuori Gabbia e dentro Thiaw, alla terza presenza da titolare in stagione (l'ultima delle quali tre mesi fa). Il mercato estivo batte un colpo. Diversa anche la veste in mediana, con due centrocampisti - Tonali e Krunic - e non tre. Davanti Leao è tornato dopo due rumorose esclusioni di fila e, assieme a lui e Giroud, ecco Diaz, libero di oscillare tra le linee. Il problema più impellente di Juric era invece l'allestimento di un centrocampo privo dell'infortunato Ricci e con Ilic obbligato alla panchina da una condizione atletica precaria. Il tecnico granata l'ha risolto con un nome annunciato - Adopo, il killer del Diavolo in Coppa Italia - e la grande sorpresa Gineitis, 18enne lituano al debutto assoluto in prima squadra. Sulle fasce Singo e Rodriguez, attacco affidato a Vlasic e Miranchuk a supporto di Sanabria. Bollicine - Bruttino e noioso. Il primo tempo oscilla fra queste coordinate perché il Milan è il solito Milan delle ultime settimane - lento, prevedibile, impaurito - e il Toro, che avrebbe bollicine da stappare, dopo un quarto d'ora di personalità sembra quasi accontentarsi di spaventare il Diavolo soltanto di tanto in tanto. Un errore, perché questo Milan è una squadra che si fa divorare dall'ansia più o meno ogni volta che viene rinchiusa nella sua area e fatica maledettamente a uscire in modo pulito quando riprende palla. Insomma, fra le due decisamente meglio il Torino, ma l'affondo mancato è un peccato capitale. Anche perché il Milan, ancora una volta, non funziona. Non va la manovra collettiva - spenta, abulica e timorosa - non vanno nemmeno i singoli. A spiccare in particolare è Leao, con consegne centrali e non laterali che lo cancellano praticamente dal gioco, anche perché Rafa non riesce mai a dare profondità. A spiccare è anche Giroud, in una condizione fisica pessima, incapace di difendere palla e persino di stopparla. A spiccare è anche Hernandez, anche lui con i muscoli visibilmente scarichi. E ce n'è anche per Diaz, che invece avrebbe verve ma la spreca decidendo di suonare per lo più uno spartito da solista e finendo con l'andare a sbattere a ripetizione contro il muro granata. I primi tre imputati si rifaranno, e con gli interessi, nel secondo tempo. Buchi - Il Toro schiaccia il Milan per un po', poi sceglie di gestire ma resta comunque padrone della situazione. Gineitis si appiccica - a volte troppo ruvidamente - a Diaz e lo soffoca, Singo martella in fascia, Miranchuk guarda le spalle di chi opera qualche metro più avanti e Vlasic - anche se non in una delle giornate migliori - coi suoi movimenti apre buchi piuttosto notevoli nella mediana rossonera. Granata comunque decisamente più precisi e pungenti nel giro palla di fronte a un Diavolo ancora scollato fra i reparti e con un atteggiamento visibilmente scoraggiato. La paura si vede, si tocca con mano a ogni stop. A ogni passaggio. E annebbia le idee quando occorre attaccare perché Milinkovic, a parte qualche tiro sbilenco di Theo e Saelemaekers, non si deve preoccupare di nulla. Leao, all'unica palla buona dei primi 45, si appisola prima di tirare. Il Torino invece si fa vivo due volte pericolosamente: al 18' quando Sanabria sfiora il palo e al 37' quando Tatarusanu non esce, Kjaer inciampa da ultimo uomo e Sanabria viene murato da un bel riflesso del portiere rossonero. Cambio di copione - La ripresa offre un altro copione. Con una chiave di lettura precisa: Hernandez decide che il tempo della contemplazione è concluso e inizia a spingere. Il Toro si abbassa, Singo con lui, e il Milan ricomincia a creare quei pericoli che non si vedevano da un pezzo. Due squilli forti: Giroud per Leao al 9' e Diaz per Giroud all'11' chiamano Milinkovic a due interventi importanti, specialmente il secondo con la palla che danza a un passo dalla linea. E al minuto numero 18 il Diavolo passa: cross di Theo sulla testa di Giroud, che ruba il tempo a Djidji, si avvita - pardon, si gira - e infila la porta granata con successivo bacio alla maglia. E' il riscatto dei due delusi in Qatar. Juric butta dentro Karamoh, ma è ancora il Milan a spingere alla mezzora con Hernandez che in contropiede butta nella spazzatura un gol fatto su assistenza perfetta di Leao. Mani nei capelli tornati biondo platino. E' un altro Diavolo, comunque, anche perché Leao torna a scorrazzare in fascia con una buona gamba e viene da chiedersi che cosa bloccasse tutti i rossoneri fino all'intervallo. Paura, evidentemente solo paura.