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Delle Alpi
24/01/1993
h.14.30
TORINO - INTER 1-2 (0-0)
Torino
: Marchegiani, Bruno, Sergio, Fortunato, Aloisi, Fusi, Mussi (al 62' Poggi), Casagrande, Aguilera, Scifo (all'83' Silenzi), Venturin. A disposizione: Di Fusco, Sottil, Zago. All.: Mondonico.
Inter: Abate, Bergomi, Tramezzani (al 90' Rossini), Berti, Paganin I (al 71' Taccola), Battistini, Bianchi, Manicone, Fontolan, Shalimov, Sosa. A disposizione: Fortin, Orlando, Pancev. All.: Bagnoli.
Arbitro: Pezzella di Frattamaggiore.
Reti: Sosa 61' rig. (I), Fontolan 62' (I), Aut.Paganin 67' (T).
Spettatori: 31.879 di cui 16.798 abbonati per una quota partita di 488.886.000 lire e 15.081 paganti per un incasso di 446.985.000 lire.
Note: Ammoniti Aloisi, Manicone, Fusi e Tramezzani.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 25 gennaio 1993]
Chi sbaglia paga. Ma non parliamo di una grossa Inter, con la sua difesa tipo groviera bucata almeno cinque volte da avversari che solo in tre occasioni (nel primo tempo con Mussi e con un corner di Aguilera deviato da Casagrande, nel recupero con il cross di Venturin deviato alto da Bruno) hanno sfruttato gli schemi canonici dell'aggiramento. Nel resto della gara il Toro ha cercato di passare per vie centrali, le più difficili, con le buone ispirazioni del brasiliano e la poca partecipazione dell'ex Pato-gol, caduto da tempo in una irreversibile crisi di astinenza. I nerazzurri sono diventati dopo l'arrivo della medicina Manicone non facciamone una star, ma è un centrocampista di onesto rendimento squadra concretissima. E soprattutto in trasferta Osvaldo Bagnoli non si sogna di utilizzare Pancev, elemento da area di rigore, visto che a Sosa può affiancare quella dirompente forza della natura che è Fontolan, copia conforme (anche per il colore dei capelli) del miglior Klinsmann. Con questo assetto, nei primi venti minuti e nelle risposte del resto della partita, i nerazzurri hanno tenuto sotto pressione la difesa granata che ha avuto all'altezza del compito solo lo strepitoso Fusi ed il combattivo Pasquale Bruno. Ma appena Fortunato, il filtro davanti alla retroguardia, è andato in riserva anche perché assorbito dal compito di spinta dopo il vantaggio avversario sul rigore di Sosa, tutto è diventato molto più difficile. E' nata dalle diverse attitudini delle squadre una partita spigolosa, che l'arbitro Pezzella ha complicato con la sua curiosa valutazione dei falli dimostrata attraverso lo sventolio dei cartellini gialli. L'intenzionalità è stata forse cancellata da Casarin, colpa nostra se non ce ne siamo accorti. Perché secondo il direttore di gara le infrazioni calcolate (utili, di furbizia) sono uguali a quelle istintive, senza malizia. L'Inter, più esperta, ha saputo cogliere la situazione favorevole, ma non sono certo sue le colpe. Non soltanto per questo particolare tecnico l'Inter ha vinto, con due conclusioni (una su rigore) nello specchio della porta e due gol. Bagnoli ha impiegato il ragionevole tempo per assemblare la squadra, ma adesso ha un complesso dalla massima concretezza. Che sa sfruttare le qualità atletiche di molti, la freschezza di Fontolan, l'intelligenza tattica di Shalimov: che sa occupare il centrocampo, tornare in difesa (suo un salvataggio sulla linea su colpo di testa di Casagrande) ed andare a calciare (ieri male) le punizioni. La salute nerazzurra è stata fatale per i modesti schemi di un Toro al quale più che mai è mancata la spinta nelle zone laterali, in cui l'apporto di Sergio e Mussi è stato troppo modesto. A centrocampo poca lucidità in Scifo e Venturin, peraltro esenti da pecche per quanto riguarda l'impegno. Così il Toro ha incassato la seconda sconfitta consecutiva in casa, ed è arrivato per Mondonico il momento di pensare soltanto al risultato. La classifica della A è molto corta, altri due passi falsi e si arriva in zona retrocessione, o quasi. Sicuramente il momento societario ha riflessi pesanti sulla squadra, un cambio della guardia al vertice è urgente a meno che il presidente Borsano non ritrovi fiducia (cuore e soldi) per far sentire ancora la sua presenza viva attorno al gruppo giocatori. Come nella scorsa stagione. Un esempio l'ha dato ieri Fusi, non per nulla capitano e calciatore esemplare. Da solo, a fine gara, si è rivolto alla curva Maratona con un gesto di saluto, un grazie per l'incitamento mai venuto meno. Il feeling col pubblico non si è interrotto, il ''vi vogliamo così'' che ha accompagnato i giocatori nel lungo momento della reazione al pesante svantaggio lo ha dimostrato. Ma a lottare bisogna essere in tre: società, squadra e tifosi.