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Delle Alpi
07/02/1993
h.14.30
TORINO - BRESCIA 1-0 (1-0)
Torino
: Marchrgiani, Bruno, Sergio (al 61' Aloisi), Mussi, Annoni, Fusi, Venturin, Casagrande (all'87' Fortunato), Aguilera, Scifo, Poggi. A disposizione: Di Fusco, Zago, Silenzi. All.: Mondonico.
Brescia: Cusin, Paganin II, Rossi M., De paola, Brunetti, Bonometti, Sabau, Domini, Raducioiu (al 46' Schenardi), Mateut, Giunta (al 64' Negro). A disposizione: Vettore, Quaggiotto, Piovannelli M. All.: Moro e Lucescu.
Arbitro: Cinciripini di Ascoli.
Reti: Scifo 10' rig.
Spettatori: 23.354 di cui 16.798 abbonati e 6.556 paganti per un incasso di 153.256.000 lire.
Note: Al 91' Scifo si fa parare un calcio di rigore, il secondo della giornata, da Cusin. Ammoniti Bruno e Bonometti, espulsi: De Paola al 65' e Aguilera al 69'.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 8 febbraio 1993]
Non abbiamo ancora capito se Goveani sia davvero l'uomo che può trascinare il Torino fuori dalle secche del bilancio. Di sicuro, pensando al modo rocambolesco in cui i granata sono ritornati a vincere in casa dopo tre mesi e mezzo, si può dire che il Notaio nasce, come presidente, con la camicia. Due rigori a favore, sul primo dei quali grava l'ombra del fuorigioco di Casagrande, e due traverse colpite dal Brescia al 37' inducono a considerare con molta prudenza il successo dei granata. E non soltanto per questi episodi. Nell'insieme, dopo la fiammata iniziale del Torino, i lombardi hanno prodotto un gioco più rotondo, corposo, avvolgente. Per quasi tutta la ripresa li abbiamo visti arrivare primi su tutti i palloni a centrocampo, di modo che la loro pressione sembrava sul punto di sfondare i fragili argini granata. E ci siamo chiesti da dove traessero tanto vigore, se Casagrande, al loro cospetto, faceva la figura del paracarro piazzato in mezzo al campo, e persino gli sherpa come Mussi o Venturin tardavano a recuperare sugli avversari. L'impressione è che il Toro sia entrato in riserva di ossigeno. Mondonico, probabilmente, sapeva che il Brescia ha più energie del Toro e ha provato a sorprenderlo con una formazione molto offensiva, con Aguilera e Poggi di punta e Casagrande che via via ha arretrato la propria posizione, per diventare un playmaker mal registrato negli appoggi, però. Almeno all'inizio il giochino ha funzionato. Lucescu non ha capito niente della posizione di Poggi, che girava da una parte all'altra dell'attacco senza che uno dei bresciani gli si appiccicasse alle costole. Al 10' arrivava il gol su rigore di Scifo per l'atterramento di Aguilera anche se sul lancio di Mussi c'era Casagrande in fuorigioco proprio sul dischetto. Ma per Cinciripini il brasiliano era in posizione ininfluente. Il fattore sorpresa poteva produrre nei tre minuti successivi persino un secondo e un terzo gol, sempre su iniziativa del ragazzo comprato dal Venezia. Poi qualcosa si inceppava, soprattutto nel trio di attacco. Poggi, che può allenarsi poco per via del servizio militare e che non ha ancora il ritmo-partita, dopo mezz'ora già si trascinava per il campo. Idem per Casagrande, sacrificato a tamponare a centrocampo (ma a quel punto non sarebbe servito di più Fortunato?). E Aguilera, voglioso di esibirsi davanti a Goveani per non rischiare un taglio a fine stagione, accumulava buone giocate. Il Brescia saggiava il calo granata. La paura di venire punto da quei tre lasciava il posto alla convinzione che si potesse prendere facilmente il comando della partita. Marco Rossi a sinistra e Sabau a destra arrivavano con più frequenza a proporre cross, che soltanto la pochezza dell'attacco bresciano rendeva inutili. Eh già. Ieri si è capito perché il Brescia ha segnato soltanto 18 gol: non tira mai. Lucescu li ha addestrati a tutto questi lumbard-romeni, ma dovrebbe spiegar loro che quegli incroci di legno che si vedono ai due lati del campo non sono sculture ereditate da Italia '90. La palla dovrebbe anche finirci, lì in mezzo. Invece senza Hagi e, nel secondo tempo, senza Raducioiu, rasoiato al tallone da Bruno al 45', il Brescia ha impegnato Marchegiani soltanto con i cross e un paio di volte con Mateut. E quando i lombardi hanno inquadrato la porta, al 37', per due volte la traversa ha ricacciato la palla in campo. La partita si è mantenuta fresca, emozionante. Il Brescia continuava ad ammassarsi attorno all'area granata, ma con la laboriosa confusione di api attorno al fiore. Tutti lì, a tacchettare tra un mulinare di stinchi. E il Toro provava il contropiede, con Poggi sempre più solitario e annebbiato. Al 65' però riusciva a sprintare su De Paola, uno di quei centrocampisti che se possedessero anche la velocità di corsa sarebbero tra i grandi. Invece, saltato dal ragazzino in granata, De Paola non poteva che atterrarlo e farsi espellere. Il Toro giocava dunque con l'uomo in più, ma soltanto per quattro minuti: il tempo perché Aguilera sporcasse la miglior prestazione degli ultimi tempi con un'entrata su Paganin, non grave, ma nella quale si leggeva la volontà di vendicarsi di un fallo precedente. Un gesto sciocco. Il Brescia trovava altro spazio, reclamava pure un rigore per un contrasto tra Schenardi e Mussi in area. All'80 Mateut realizzava, ma dopo un netto fallo su Marchegiani. E il Toro trovava ancora un paio di contropiede, l'ultimo al 92', con Poggi bravo ad appoggiare su Bruno a centro area. L'assist era per Venturin, atterrato da Domini. Rigore netto, che Scifo si faceva parare. L'unica macchia sulla prestazione gagliarda del belga.