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Delle Alpi |
28/02/1993 |
h.14.30 |
TORINO - PESCARA 3-1 (2-0) Torino: Marchegiani, Cois, Sergio, Venturin, Sottil, Fortunato, Sordo, Casagrande, Aguilera (al 72' Poggi), Scifo, Zago (all'87' Della Morte). A disposizione: Di Fusco, Falcone. All.: Mondonico. Pescara: Marchioro, Sivebaek, De Juliis, Alfieri, Dunga, Nobile, Compagno, Ceredi (al 78' Di Toro), Borgonovo, Sliskovic (al 61' Bivi), Massara. A disposizione: Savorani, Epifani, Martorella. All.: Galeone. Arbitro: Arena di Ercolano. Reti: Aguilera 5' (T), Sordo 19' (T), Nobile 23' (P), Casagrande 51' (T). Spettatori: 18.573 di cui 16.798 abbonati e 1.775 paganti per un incasso di 40.865.000 lire. Note: Ammonitio Casagrande, Sordo e Nobili. Cronaca [Tratto da La Stampa del 1 marzo 1993] Era più probabile buscarsi una bronchite che vedere del buon calcio e il popolo prudente ha preferito rintanarsi davanti alla tv disertando Toro-Pescara: 1775 paganti sono il record negativo dei granata in questa stagione e i 40 milioni l'argent de poche che basterà a pagare il lavaggio delle maglie, le spese di organizzazione e i premi partita a mezza squadra. All'altra metà dovrà provvedere Goveani, presidente-fortunello nei risultati (tre vittorie e un pareggio, tra campionato e Coppa Italia), non troppo negli incassi. Il Toro galleggia sulle proprie difficoltà economiche, che rimangono il problema più grave e prioritario. La classifica invece restituisce il sorrìso. Con il 3-1 di ieri i granata sono tornati al quarto posto e hanno risorpassato la Juve che era partita con ambizioni molto diverse dalla semplice lotta per la leadership in città. Un altro passo verso la Uefa. Tuttavia non un passo facile. Si pensava che lo spettacolo tra due squadre molto rimaneggiate dovesse essere modesto, il Pescara poi è poca cosa pure quando gioca al completo. Invece la partita è stata godibile. Per un'ora, cioè fino a quando gli abruzzesi hanno capito che era inutile insistere, il Toro non ha potuto rilassarsi sebbene sentisse di avere in pugno il risultato. La pattuglietta sgangherata di Galeone ha provato a pungere, con dignità, senza disarmarsi. Senza sette uomini, tra titolari e rincalzi di prima scelta (si fa per dire), il Pescara si è affidato ad una manovra abbastanza rapida, avviata da Dunga e rifinita da Sliskovic e Compagno per le punte, in pratica per Borgonovo, un talento mai esploso della nostra storia pallonara. Sottil l'ha tenuto li, a fare tappezzeria, forse ricordando i guasti provocati nell'andata. Il primo problema per i granata, quello di reggere con una difesa inedita per gli infortuni e le squalifiche, era risolto e il Toro ha potuto dedicarsi all'altra metà del compito, consolidare il vantaggio ottenuto dopo cinque minuti con Aguilera. Gran gol, un tiro al volo potente e preciso, scagliato qualche passo appena dentro l'area, dopo uno scambio con Scifo. Sull'acuto dell'uruguayano si è costruito il successo. Mondonico, per quanto non sia tra gli estimatori di Galeone, sapeva che la grande incognita era la difficolta di portarsi in vantaggio per lavorare sul contropiede, che rimane l'arma letale nel suo gioco. All'improvviso tutto gli è sembrato più semplice. La difesa in linea del Pescara, rabberciata alla meglio attorno ad Alfieri, poteva lasciare altro spazio. Forse l'Emiliano ha rimpianto di non avere la velocità di Mussi, né la disponibilità di Sordo, sacrificato in mezzo al campo e costretto a frenare le sgroppate anche da una condizione atletica approssimativa. Eppure proprio da un suo tiracelo senza pretese arrivava il raddoppio. Marchio ro, di scuola juventina, si afflosciava leggiadramente a terra, invece di zompare sulla palla che aveva probabilmente battezzato fuori. Quattro minuti più tardi, Marchegiani ricambiava il favore, sorpreso da una punizione lontanissima di Nobile, filtrata in qualche buco nella barriera: il portierone granata accennava a un movimento, un po' di braccia e un po' di gamba, inutile ad arrivare sul pallone. Ma era pur sempre 2-1, il vantaggio permetteva al Toro di gestire il match da una posizione di forza, rinculando verso Marchegiani per ripartire sul contropiede. Il Pescara non era neppure impeccabile nell'applicare il fuorigioco. Ci cascava Casagrande, qualche volta Aguilera, ma almeno in tre casi la trappola non scattava e i granata filavano verso Marchioro. Al 51' dall'intesa dei due sudamericani sul filo del fuorigioco nasceva la fuga di Casagrande e il rasoterra del 3-1. Se Aguilera non realizzava in campionato da novembre, il brasiliano non vi riusciva addirittura da settembre: un lunghissimo sonno al quale il Toro ha dovuto adeguarsi, arrangiandosi in zona gol. Ancora qualche sussulto abruzzese, ma il Pescara era colpito nel morale come succede a chi per due volte sente franare la terra mentre produce il massimo sforzo per risalire. |
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