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Delle Alpi
28/03/1993
h.15.30
TORINO - MILAN 1-1 (1-0)
Torino
: Marchegiani, Bruno, Sergio, Cois (al 56' Sottil), Annoni, Sordo, Mussi (all'81' Poggi), Fortunato, Aguilera, Casagrande, Venturin. A disposizione: Di Fusco, Saralegui, Silenzi. All.: Mondonico.
Milan: Rossi, Tassotti, Maldini, Eranio (al 53' Gullit), Costacurta, Baresi, Evani (al 53' Albertini), Rijkaard, Lentini, Boban, Massaro. A disposizione: Cudicini, Nava, Serena. All.: Capello.
Arbitro: Luci di Firenze.
Reti: Mussi 2' (T), Gullit 57' (M).
Spettatori: 34.172 di cui 16.798 abbonati e 17.374 paganti per un incasso di 553.972.000 lire.
Note: Ammoniti Boban, Cois e Bruno.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 29 marzo 1993]
Al pareggio (annunciato) Toro e Milan approdano con un ardore e una dignità che li salvano dalle maliziose congetture che ne avevano scortato la travagliata marcia d'avvicinamento. L'alibi garantito da assenze, ruggini e pruriti (di Coppa, soprattutto) si sbriciola alla rete di Mussi, dopo due minuti scarsi. Mondonico, a questo punto, può andare sul classico, difesa imbottita e contropiede. E se lo scudo tutto sommato regge, la lama no, dalle parti di Rossi non succede più niente, o quasi. Per tornare in quota, Capello ricorre alla panchina, nelle persone di Albertini (suo il cross) e Gullit (suo il gol) mosse che portano, addirittura, a sfiorare la vittoria. Il Toro non ha la rosa del Milan, e così i vuoti lasciati da Fusi e Scifo finiscono per incidere più della latitanza di satanassi quali Van Basten e Papin, Savicevic e Simone. La squadra granata ci mette cuore e disciplina. Per un tempo, imbottiglia i campioni. E' il solito Milan: arruffone, monotono, sterile. Pochi guizzi, e non un tiro nello specchio. Di Massaro e Lentini, inedita coppia d'attacco, si occupano Annoni e Bruno, coperti, alle spalle, dal duttile Sordo. Lungo le fasce, puntuali e coriacei sbarramenti: di Mussi e Venturin a destra (per Evani e Maldini), di Sergio a sinistra (per Eranio). Al centro, Fortunato e Cois complicano la vita ai rientranti Rijkaard e Boban. Il Toro fa blocco, il Milan rumina calcio. Casagrande si spreme fra Baresi, Costacurta e Tassotti, senza ricevere un apprezzabile contributo da Aguilera. Lo stadio è mezzo vuoto, e il ritmo impresso non proprio forsennato. Il popolo becca Lentini. Impeccabili nelle chiusure, i granata hanno il torto di non alimentare un adeguato gioco di rimessa. Il bunker assorbe, ma non rilancia. Mussi, Cois, Fortunato garantiscono un prezioso filtro. Nostalgia dei numeri di Aguilera. La sfida s'increspa nella ripresa, allorché Capello richiama Eranio ed Evani, abulici ed emarginati. Gullit si aggiunge in attacco a Massaro, e viene preso in consegna da Annoni. Boban emigra a destra (Sergio), Lentini a sinistra. Albertini affianca Rijkaard in cabina di regia. Mondonico ha la sfortuna di perdere Cois (infortunio) sul più bello. L'acerbo Sottil si butta su Lentini, e Mussi eredita Albertini. La pressione del Milan, adesso, è più vibrante; il pareggio, nell'aria: e non a caso, proprio dall'aria arriva. Sollecitato da Albertini, Gullit ne buggera due in un colpo solo, Annoni e Marchegiani. Ci si aspetta il cessate il fuoco, e invece i berlusconiani insistono. Cresce Lentini, che Sottil fatica ad arginare. Baresi esce spesso a sostegno, Boban si sveglia, Rijkaard coglie un palo, l'arbitro sorvola su un fallo da rigore di Sordo (su Gullit). Il Toro tiene duro. Lascia sul terreno anche Mussi, sguinzaglia Poggi, e ''chiude'' con Casagrande libero, Sordo a ridosso di Maldini e Venturin dirimpettaio di Albertini. L'ultima emozione la offre Gullit, a un minuto dal termine: ed è un gol clamorosamente fallito. Il pareggio riassume una gara che il Toro, indomito, avrebbe potuto, globalmente, gestire meglio. Al di là di un paio di tiri rimpallati, non ricordiamo conclusioni degne di menzione. Troppi campanili alla viva il parroco. Troppa negligenza nei disimpegni. Il Milan, orrendo per metà match, si riscatta nel secondo tempo. Siamo lontani dalle luminarie invernali, ma la situazione, per quanto l'Inter abbia rosicchiato un altro punto, e il successo manchi ormai da tre partite, resta sotto controllo. La Coppa Italia incombe sia qui che là. Juve e Roma valgono bene una messa a punto. Si vede che era destino. Ma è stato, se non altro, un destino onesto.