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Delle Alpi |
09/04/1994 |
h.16.00 |
TORINO - MILAN 0-0 Torino: Galli, Annoni, Jarni, Fortunato, Gregucci, Fusi, Sordo, Francescoli, Silenzi (al 47' Poggi), Carbone (al 39' Sinigaglia), Venturin. A disposizione: Pastine, Sottil, Sergio. All.: Mondonico. Milan: Rossi, Tassotti, Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi, Donadoni, Boban, Papin (al 57' Simone), Savicevic (al 77' Massara), A.Carbone. A disposizione: Ielpo, F.Galli, Lentini. All.: Capello. Arbitro: Cesari di Genova. Reti: - Spettatori: 32.348 di cui 17.115 abbonati e 15.233 paganti per un incasso di 434.865.000 lire. Note: Nessun provvedimento disciplinare da parte dell'arbitro Cesari. Cronaca [Tratto da La Stampa del 10 aprile 1994] Come era nei voti. Toro e Milan si dividono, da affezionati sodali, punti e merenda. Per la cronaca, si tratta del settimo pareggio consecutivo a Torino. Un ''gemellaggio'' in piena regola, non sappiamo quanto tacito e quanto no, che il neo presidente Calieri difficilmente abrogherà. Non è il caso di scomodare paroloni gravi come scandalo e illecito. Per carità. L'istituto del pareggio è previsto dalla costituzione calcistica. Rappresenta, specialmente a fine stagione, un fondo di mutua garanzia, cui le società ricorrono per evitare quei rischi che, da sempre, si annidano fra i rimbalzi del pallone. Mettetevi nei panni di Mondonico e Capello. L'uno persegue la zona Uefa, l'altro è a una bracciata dallo scudetto e atteso, per giunta, dalle forche caudine del Porto. Al Toro mancano Cois e Mussi. Non solo: strada facendo, si acciaccano pure Carboncino e Silenzi. Il Milan lascia Desailly a casa e Massaro in panchina (sino, almeno, a un quarto d'ora dal termine). E a Savicevic che s'invola verso Galli agli sgoccioli del primo tempo, provvede Cesari in persona, fischiando lo stop un attimo prima che quel matto del Genio ne combini una delle sue. La deconcentrazione (e che cosa, se non quella?) porta Galli a servire i compari di ieri, e non quelli di oggi, ma quando la frittata sembra fatta, ecco Papin travestirsi da pompiere e spegnere il principio d'incendio. Il terreno è brullo, e il pathos risibile. L'armistizio non scritto governa il noioso incedere di Toro e Milan. Dovremmo parlarvi di marcature, ma come si fa? Non un'ammonizione, non un gesto scortese, non un atto ribaldo. Con l'aria che tira, soprattutto a Torino, e al Torino, il popolo si guarda bene dall'infierire. Per fischiare, fischia: ma poco, e soltanto alla fine. A punto donato non si guarda in bocca. Dai fumi dell'allenamento emergono il fervore operativo di Fortunato, il diligente magistero di un Tassotti che consigliamo vivamente all'Arrigo, e il felice attivismo di un Donadoni ora esterno ora centrale. Siamo in coincidenza di interessi, e allora al diavolo i sospetti, le trame, gli intrighi. A Gregucci non sembra vero: parte su Papin, passa su Savicevic, chiude su Massaro. Tre avversari, e che avversari, al prezzo (e alla fatica) di uno. Fusi rammenda in letizia, Annoni si dedica al Genio e poi a Simone. Sull'altro fronte, Tassotti e Maldini, Baresi e Costacurta si piazzano sull'uscio di casa e, pur in assenza del lucchetto (Desailly), controllano i rari viandanti che si avventurano fin sotto al pergolato di Rossi. Si procede al piccolo trotto, in attesa di una scintilla che nessuno ha voglia di produrre: non si sa mai. A un certo punto, per la verità, Albertini zompa su Carboncino e lo affetta: cose che capitano quando intorno a te tutto è così grigio e piatto da farti perdere il senso del tempo e dello spazio. Le staffette non cambiano la solfa, nemmeno quella fra Jpp e Massaro. Sinigaglia e Poggi si limitano a timbrare il cartellino. Francescoli prova a sguinzagliare Jarni, e Boban ad accendere Savicevic. Nessun problema: se non spazzano i rivali, ci pensa la terna. Galli e Rossi scrutano l'orizzonte, ma il settimo Cavalleggeri non arriva mai. Non è giornata. Le imprese si cementano, e i bilanci si ricuciono, anche con sassolini come questo. I cori anti-Lentini accompagnano le discese di Sordo, l'amico fraterno del Gigi declassato. I fanti di Mondonico e Capello ''melineggiano'' nel vento. Non saranno discorsi da fare, ma oggi il Toro è più vicino all'Europa e il Milan, se la Juve perde e la Samp non vince, sarà aritmeticamente tricampione. Ripartire da zero (a zero) può essere, a volte, persino piacevole. |
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