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Delle Alpi
11/12/1994
h.14.30
TORINO - BARI 2-0 (1-0)
Torino
: Pastine, Pessotto, Lorenzini, Falcone, Torrisi, Maltagliati, Rizzitelli (al 64' Osio), Scienza, Silenzi (al 90' Marcao), Abedì Pelé, Cristallini. A disposizione: Simoni, Pellegrini, Sinigaglia. All.: Sonetti.
Bari: Fontana, Montanari, Manighetti, Bigica (al 56' Guerrero), Amoruso, Ricci, Gautieri, Pedone (al 71' Alessio), Tovalieri, Gerson, Protti. A disposizione: Alberga, Mangone, Magone. All.: Materazzi.
Arbitro: Quartuccio di Torre Annunziata.
Reti: Abedì Pelé 17', Silenzi 88'.
Spettatori: 19.256 di cui 13.970 abbonati e 5.286 paganti per un incasso di 143.840.000 lire.
Note: Ammoniti Pedone, Cristallini e Torrisi. Espulso Montanari.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 12 dicembre 1994]
Pelè e Silenzi. Profeti e profezie. Innanzitutto Abedì, e chi altri se no? Il pallone d'oro (tre volte) d'Africa luccica con straripante bellezza sul prato del Delle Alpi. E' lui l'uomo della provvidenza, nel senso che alle parole dà un seguito elettrizzante con i fatti, che aprono varchi sempre più vasti nel cuore caldo dei suoi tifosi. Abedì ha promesso, giorni fa, che al ritorno al Delle Alpi avrebbe siglato una rete, magari decisiva, come era successo l'ultima volta in casa (23 ottobre, Toro-Brescia) quando castigò il coro dei lombardi con una doppietta ubriacante. Stavolta ne confeziona una sola per i palati torinisti, una però importante, come un prezioso cadeau natalizio. Perché scardina la partita da una situazione paludosa, stagnante che poteva prolungarsi chissà fino a quando, nonostante una certa supremazia di idee, conclusioni e gestione di gioco cui il Bari faceva fronte con sterile bravura. E invece il proiettile basso che Abedì spara già al 17' fa sfumare le apprensioni, dà fiducia ai giovani e tiene distanti i toni del dramma che pareva fossero il compagno scomodo della stagione granata. L'altro profeta è Silenzi, scusate il ritardo sembra dire quando devia alle spalle di Fontana il pallone della serenità, servitogli da un maggiordomo puntiglioso come Pessotto, che il bomber ritrovato tratta come si conviene con l'interno del piede destro. Una profezia che ha sapore particolare, visto che Pennellone non dipinge un gol da 1027 minuti, dal 24 aprile scorso, quando appose nel tabellino di Toro-Foggia (1-4) l'unica firma granata. E i conti in tasca a Calieri oggi quadrano perfettamente, dal momento che pure lui aveva tentato l'approccio affascinante con la profezia: la spunteremo, e la nostra posizione in classifica diventerà invidiabile. Detto e fatto. Ma se gli uomini risolvono le equazioni-partita, è il collettivo ad esaltarli. Con modi diversi Pessotto, Falcone, Torrisi, Maltagliati e Lorenzini (calmo e spigliato quasi giocasse nel Toro da un'esistenza) concedono ben poco a Tovalieri e soprattutto a Pretti, e stringono i lacci del tessuto difensivo fino a minimizzare i pericoli sulle corsie esterne, dove di rado Gautieri (tornante) e Manighetti (fluidificante) riescono a mettere il naso. E supplementari saggi graditi arrivano in mezzo al campo, dove l'immensa generosità di Pelè si sposa quasi sempre con colpi di teatro che stordiscono l'avversario tanto sono imprevedibili. Il ghanese ha il volto mite di un bibliotecario, ma gesti felini: balza su ogni palla quasi sia lui il giovane da votare al sacrificio. Ma egregie cose fa pure Cristallini, in costante lievitazione e dotato di duttile senso della posizione, mentre pare assottigliarsi la brillantezza sfoggiata in avvio di stagione da Scienza. E sono pure loro, spesso sostenuti dai ritorni di Rizzitelli e di Silenzi, a fare del Toro attuale una squadra attenta, compatta e gradevole. Il Bari non sta a guardare, è un bel collettivo con idee limpide (tranne nel concludere), schemi collaudati e uomini aspri (Amoruso e Ricci su tutti anche se è Montanari a farsi espellere per scorrettezza su Pelè), però il Toro dà solo un chiodo da succhiare ai pugliesi che quando vanno a tentare il colpo finale trovano Pastine pronto, in ogni senso. Quando esce Bigica (11' st), è come se a Materazzi manchi la bussola. Pedone non basta a indirizzare alle punte palloni pericolosi. Come non è sufficiente il bravo Gerson a trasformare il tran tran stucchevole in schema fantasioso e decisivo. Tre punti al Toro, dunque, come la gente e i giocatori sognavano. Questi appagano il pubblico; 15 punti sono un bottino invidiabile (l'aggettivo è di Calleri) con due gare da recuperare.