Delle Alpi

29/10/1995

h.14.30

TORINO - VICENZA 1-0 (0-0) Torino: Biato, Angloma, Milanese, Falcone (all'86' Fiorin), Maltagliati, Cravero (al 52' Dal Canto), Cristallini, Bacci, Dionigi (al 74' Sogliano), Abedì Pelé, Rizzitelli. A disposizione: Doardo, Bernardi. All.: Sonetti. Vicenza: Mondini, Viviani, Mendez, Di Carlo, Björklund, Lopez, Rossi, Maini (al 34' Amerini), Murgita, Lombardini (al 65' Briaschi), Otero (al 74' Gasparini). A disposizione: Brivio, Pistone. All.: Guidolin. Arbitro: Quartuccio di Torre Annunziata. Reti: Aut.Lopez 61'. Spettatori: 17.957 di cui 13.723 abbonati e 4.234 paganti per un incasso di 136.198.000 lire. Note: Ammoniti Di Carlo, Abedì Pelé, Cristallini e Angloma. Cronaca [Tratto da La Stampa del 30 ottobre 1995] Mezzo Rizzigol ha provocato l'autorete decisiva di Lopez ed è bastato al Toro per rimediare tre punti d'oro, fondamentali per la classifica e dare un calcione alla crisi che stava cominciando a minare il morale di tutto l'ambiente torinista, con qualche focolaio di contestazione in Curva Maratona nei confronti di Calleri. Il presidente è accusato dai tifosi di non aver ancora reinvestito gli oltre quattro miliardi, ottenuti con la restituzione di Hakan Sukur al Galatasaray, in adeguati rinforzi, ma è ormai imminente l'annuncio dell'acquisto dell'attaccante Karic, titolare nella Under 21 della Croazia, e quello probabile di Simo, giovanissimo centrocampista del Camerun. Due stranieri, promesse nei loro paesi e semisconosciuti in Italia, per completare un organico che non sogna più l'Europa ma ha, comunque, i mezzi per raggiungere una salvezza senza grossi affanni. Per centrare l'obiettivo, deve però migliorare in tutti i reparti e crescere sul piano della personalità e dell'organizzazione. Senza la tranquillità, si commettono errori anche nelle giocate elementari, si perde in spontaneità e creatività. E persino i più esperti vanno nel pallone, e sbagliano proprio per la paura di sbagliare. Il successo sul Vicenza, una delle rivelazioni di questo scorcio di campionato, dovrebbe rappresentare per i granata una svolta psicologica. Quello visto ieri al Delle Alpi era un Toro sbiadito, balbettante, anche con Rizzitelli che, inizialmente, appariva frenato dalla preoccupazione di aggravare il leggero infortunio muscolare che l'aveva tenuto in forte dubbio alla vigilia. Miracolato dalle cure del medico e del massaggiatore, il capitano era sceso in campo in extremis, prendendo per mano, insieme con il solito Abedì Pelè, una squadra contratta, nervosa, e dandole, nella ripresa, la carica necessaria per sbloccarsi, soprattutto mentalmente. Una vittoria resa ancora più preziosa dalle concomitanti sconfitte di Bari, Cagliari e Piacenza, e dai pareggi di Cremonese e Padova, che fa compiere ai granata un bel balzo in avanti in graduatoria. Contro un Vicenza da corsa, ben preparato da Guidolin e galvanizzato dalla brillante sequenza di risultati utili, il Toro ha sofferto prima di trovare le contromisure anche se il rientro di Rizzitelli consentiva a Sonetti di riproporre il suo schema ideale, con due punte e con Abedì Pelè alle loro spalle. Ma il Vicenza, per una buona mezz'ora, assumeva l'iniziativa e il centrocampo granata non riusciva a rifornire pallegol per Rizzitelli e Dionigi. E le rare volte che provava a sfruttare le corsie laterali, sia Milanese che Angloma erano imprecisi nei traversoni. Solo nel finale del primo tempo il Toro riprendeva quota, senza però creare problemi a Mondini, a parte un'incursione di Rizzitelli, anticipato dal portiere. Un primo tempo abbastanza noioso, con un Toro preoccupato di non prendere gol più che di farne e un Vicenza che spingeva senza trovare varchi e che si era avvicinato a Biato solo con un destro da fuori area di Otero a fil di palo e un colpo di testa (alto) di Murgita. Senza quella deviazione di Lopez, sul tiraccio di Rizzitelli, il Toro difficilmente avrebbe segnato. E se Murgita, in apertura del secondo tempo, e Gasparini, nel finale, non avessero graziato Biato, il Vicenza sarebbe uscito dal Delle Alpi con un punto tutt'altro che rubato. Ma, una tantum, la sorte ha voluto premiare un Toro che, a San Siro con l'Inter e a Udine, era già stato penalizzato, anche troppo, dalla sfortuna e dagli errori arbitrali.