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Delle Alpi |
06/04/1996 |
h.16.00 |
TORINO - JUVENTUS 1-2 (1-0) Torino: Caniato, Bacci, Milanese, Sogliano, Maltagliati, Dal Canto (all'84' Sommese), Angloma,Cristallini, Abedì Pelé (al 67' Dionigi), Bernardini, Rizzitelli (al 74' Longo). A disposizione: Biato, Rindone. All.: Vieri. Juventus: Peruzzi (al 33' Rampulla), Torricelli, Pessotto, Conte, Vierchowood, Ferrara, Deschamps, Jugovic, Vialli, Paulo Sousa (al 64' Del Piero), Padovano (al 46' Ravanelli). A disposizione: Porrini, Di Livio. All.: Lippi. Arbitro: Ceccarini di Livorno. Reti: Rizzitelli 32' (T), Aut.Sogliano 48' (J), Vialli 65' (J) Spettatori: 21.196, tutti paganti, la partita è fuori abbonamento, per un incasso di 712.745.000 lire. Note: Ammoniti Paulo Sousa, Maltagliati, Rizzitelli, Ferrara, Cristallini, Jugovic e Sogliano. Espulso al 78' Cristallini. Cronaca [Tratto da La Stampa del 7 aprile 1996] Un arbitro molto fiscale, Ceccarini. Cosi attento ai ruzzoloni e alle spallate da concludere uno dei derby meno sanguinari della storia con un'espulsione per doppia ammonizione (Cristallini a 12' dalla fine) e tre cartellini gialli per parte. Ma ridurre la sconfitta per 2-1 del Torino nel derby al frutto delle scelte arbitrali è un alibi che nasconde dietro le decisioni altrui quanto non si è riusciti a combinare in proprio. E' ora che i granata prendano coscienza dei propri limiti tecnici e morali. E soltanto di questi, per fare chiarezza nel finale di un campionato che li vede avviati alla seconda retrocessione in 7 anni. Immaginavamo una partita vigorosa, di quelle che una volta si definivano da Toro. Abbiamo rivisto in tribuna Giacomo Ferri, uno che esibiva sul campo i piedi grami ma pure i polmoni e il cuore energici: avrà stentato a riconoscere dentro a quelle maglie i suoi eredi. Non c'è stata aggressione, né corsa, né febbre. Di schemi pochi, (anzi uno solo, il cross dalla tre quarti) e non li si può pretendere da Lido Vieri catapultato in panchina a gestire l'impossibile, dove avevano fallito Sonetti e Scoglio. La Juve ha accreditato per un tempo l'ipotesi di essere sazia di pallone e persino disinteressata alla vittoria. Ha giocato a ritmi lentissimi, ha gettato tre palloni in area, fallendo il gol in due occasioni con Jugovic (in particolare sul colpo di testa in tuffo al 19') e in un caso con un tiro in controbalzo di Sousa, bloccato da Carnato. Il suo era un modo di giocare accademico, svagato. Quasi irritante. Emergeva a tratti la preoccupazione eh consumare troppo ossigeno a meno di tre giorni dall'andata di Champions League e a undici dal ritorno a Nantes. Lippi aveva rinunciato al tridente. Difesa a quattro e quattro anche i centrocampisti disposti a rombo con Deschamps sul vertice più arretrato e Sousa su quello più avanzato dietro alle due punte, cioè Vialli e un Padovano impiastricciato come mercoledì in Coppa. Nel Toro: difesa a cinque, tre centrocampisti e una punta e mezza, tanto per far capire che alla baldanzosa follia di chi non ha più niente da perdere, Vieri preferiva la rigorosa prudenza di chi può colpire soltanto di rimessa. Pelé tuttavia corricchiava per il campo, trascinando la caviglia rovinata in Coppa d'Africa. E dal 22' prendeva a zoppicare pure Rizzitelli, colpito da un'entrata durissima di Ferrara a centrocampo. Se la Juve controllava il gioco con sufficienza, i granata attaccavano su palloni lunghi. Al 9' Milanese sprecava da pochi passi, di testa; al 32' (mentre il Toro appurava che i bianconeri avevano perso la tensione) arrivava il gol: Milanese anticipava Conte e metteva in mezzo all'area per lo stacco e il colpo di testa di Rizzitelli. Un bel gol, angolato. Peruzzi, che da cinque minuti aveva chiesto il cambio per un dolore alla coscia, stava immobile. Finiva lì l'attacco del Toro. Vabbè, adesso farà le barricate per difendere il vantaggio, abbiamo pensato. Invece nella ripresa, forse sull'onda delle notizie da Milano, il match cambiava. La Juve capiva che un derby si può perdere ma non in quel modo imbelle. Arrivava immediatamente il pareggio su autogol di Sogliano (a chi è in disgrazia picchia in testa pure la sfortuna): deviazione incolpevole, sul cross di Jugovic appena sfiorato da Ferrara, palla sullo stinco piantato in terra e poi in rete. Non c'era più partita, non c'era più speranza. I limiti tecnici dei granata venivano messi a nudo, il movimento con cui Vialli si liberava di Sogliano per segnare il 2-1 e firmare anche questo derby, dava la dimensione della diversità. Ma chi non ha classe può accorciare la differenza con il carattere. Il Toro non lo faceva. Uscivano Pelé e Rizzitelli, con il morale all'altezza delle caviglie gonfie. Rampulla guardava il gioco da lontano. Del resto quando Lippi fa i cambi mette dentro Del Piero e Ravanelli, quando li fa Vieri deve usare Longo, Sommese e Dionigi, ragazzi. Che fare: reagire? Correre a perdifiato? Magari intimidire, nel tentativo di sradicare palloni ai centrocampisti juventini? Nei granata non si vedeva la disperazione di chi affonda, semmai la convinta rassegnazione alla sconfitta. La Juve sfiorava il terzo gol: Cardato al 24' salvava su un diagonale di Ravanelli, poi al 28' su Vialli lanciato in area e al 30' deviava una punizione a filo di traversa di Del Piero (subentrato a Sousa, come Ravanelli a Padovano). C'era ancora il tempo perché Del Piero sprecasse l'impossibile a tu per tu con il portiere. Gli ultimi 12' il Toro li passava in dieci per un intervento di Cristallini alle spalle di Vialli. Seconda ammonizione, l'arbitro avrebbe potuto chiudere un occhio. Però gli occhi li aveva già chiusi colpevolmente il Toro: tutti e due. Tanto da non vedere più la strada giusta. |
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