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Delle Alpi
20/04/1997
h.16.00
TORINO - FOGGIA 1-1 (1-1)
Torino:
Casazza, Maltagliati, Cevoli, Mezzano (al 75' Sommese), Rocco (al 46' Martelli), Nunziata, Di Donato (all'84' Cinetti), Mercuri, Florijancic, Ferrante, Cammarata. A disposizione: Santarelli, Andreotti, Lo Gatto, Tiribocchi. All.: Vieri.
Foggia: Mancini, Di Bari, Englaro, Monaco (al 62' Oshadongan), Tangorra, De Angelis (all'86' Matrone), Tedesco (al 72' Bak), Brescia, Bettoni, Di Michele, Colacone. A disposizione: Orlandoni, Moscardi, Briano, Chianese. All.: Burgnich.
Arbitro: Sirotti di Forlì.
Reti: Florijancic 7' (T), Colacone 41' (F).
Spettatori: 12.985 di cui 8.146 abbonati e 4.839 paganti per un incasso di 105.460.000 lire.
Note: Ammoniti Mercuri, Cammarata, De Angelis e Colacone.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 21 aprile 1997]
Almeno ci hanno messo la volontà. Almeno, stavolta, non hanno sbracato come nelle precedenti, infauste partite contro Empoli, Brescia e Padova. Mettiamola così con questo Toro incapace di battere persino un Foggia che nulla pretende più dal campionato e ha recitato la parte sua seppur esagerando stucchevolmente nel fallo sistematico e nel "fare la scena" con giocatori a rotolarsi uno dietro l'altro sull'erba. Ai granata serviva solo la vittoria e questo nuovo punticino è davvero povera cosa. Povera e irridente se pensiamo al poco combinato dalla concorrenza nella corsa alla promozione. Concorrenza? Ha ancora un senso parlarne dopo l'ennesima prova d'impotenza torinista? Probabilmente no. Certo, il Pescara ha perduto, il Ravenna non ha vinto ed è sempre lì, tre scalini più in alto. Però, anche il Bari ha scavalcato la Vieri band che adesso è ottava, annegata in quel grigiore da cui dopo Natale era stata tratta fuori dal periodo d'oro di Ferrante. E, siccome Ferrante nel deserto del Delle Alpi non ne azzecca più una che è una, ecco spiegato perché la vittoria è mancata anche contro il tranquillo Foggia e sono così ormai tre mesi e un giorno (ultimo successo sul Lecce, 19 gennaio) che i tifosi granata sfollano delusi. Però, se non altro, non furiosi, avendo i beniamini almeno lottato. Nel secondo tempo, però, perché nel primo hanno sofferto e visto le streghe ribadendo d'essere ben poca cosa: inutile dannarsi e inventarsi speranze quando la materia prima, la classe, scarseggia come mai nella novantennale storia del club. Pensate: nel primo tempo, ben presto giocato in sofferenza, Florijancic e C. hanno costruito due azioni vere: quella sfociata nel gol e quella in un tiro parato da Mancini. Nella ripresa, disputata, come una settimana fa a Cremona, con ardore e sempre all'attacco, due sono stati i pericoli veri portati. Queste cifre testimoniano l'impotenza della squadra. E pensare che le cose s'erano messe subito bene per il Toro. Otto minuti, ed ecco il gol : un prodigio dato che mai, né in casa né fuori, la truppa era riuscita a portarsi in vantaggio così celermente. Florijancic finalizzava un'azione corale Mezzano-Cammarata-Mercuri-Di Donato caratterizzata da una magnifica apertura di Cammarata. 1-0, e partita in discesa? Manco per sogno: via alle danze per la difesa a tre (Cevoli libero, Maltagliati e Mezzano marcatori) e il centrocampo a quattro (Rocco, Nunziata, Di Donato, Mercuri) coraggiosamente presentati da Vieri. Sul serio, retroguardia e mediani hanno ballato mentre Cammarata, Florijancic e Ferrante rimanevano isolati e poco o nulla facevano per uscire dalla solitudine tattica. Così, Casazza respingeva faticosamente un tiraccio di Di Michele e al 32' una legnata dì Tedesco scheggia- va il palo. Poi, al 40', Colacone, in area, marcato (si fa per dire) da Maltagliati, spalle alle porta palleggiava comodamente e indisturbato s'esibiva nella più scolastica delle rovesciate, pareggiando. Un gol preso in un modo che neppure all'oratorio.. In mezzo al dominio foggiano, costante e globale, solo una conclusione di ''Flo'' deviata da Mancini. Nella ripresa, con Martelli entrato a sostituire l'infortunato Rocco, l'assetto risultava più equilibrato, i granata si buttavano avanti, dominavano ma, perla pochezza di cui sopra, solo una rasoiata di Nunziata (9', faticosa deviazione di Mancini) e una gran incornata di Cevoli (21', prodezza del portiere) regalavano l'illusione del successo. La regalava ancora, al 32', Ferrante messo giù in area: rigore netto, l'arbitro lo concedeva e subito revocava perché il guardalinee Coppola aveva sbandierato il fuorigioco dell'attaccante. Poi, ancora assalti, vani e addio vittoria. E, probabilmente, addio serie A.