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Delle Alpi
08/03/1998
h.15.00
TORINO - HELLAS VERONA 2-1 (2-1)
Torino
: Bucci, Fattori, Bonomi M., Citterio, Tricarico, Brambilla (al 91' Nunziata), Dorigo, Pusceddu, Sommese (al 63' Asta), Ferrante (al 75' Foglia), Lentini. A disposizione: Casazza, Mercuri, Ficcadenti, Carparelli. All.: Reja.
Hellas Verona: Battistini, Lucci, Serao (al 68' Ferrarese), Baroni (al 53' Manetti), Vanoli, Giunta, Colucci, Giandebiaggi, Binotto, De Vitis (al 79' Iacopino), Ghirardello. A disposizione: Iezzo, Monetta, Italiano, Esposito. All.: Cagni.
Arbitro: Bonfrisco di Monza.
Reti: Lentini 11' (T), Ferrante 27' rig (T), Aut.Fattori 33' (V).
Spettatori: 18.901 di cui 11.409 abbonati e 7.492 paganti per un incasso di 142.035.000 lire.
Note: Ammoniti Brambilla, Lucci e Colucci.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 9 marzo 1998]
I granata battono il Verona, non allontanano tutti gli incubi mentali, però agganciano il treno che porta in A. Ma quanta sofferenza, sia in campo sia per altri punti di riferimento imposti dalla classifica. Il quarto vagone, agganciato alla Salernitana, al Venezia e al Cagliari, ospita infatti anche Perugia e Reggiana. Le porte della speranza si riaprono dunque per Reja, ma quanta ansia sono costretti a ingurgitare i tifosi che frequentano la curva Maratona, mai scoraggiati, mai afflitti, mai stanchi di sostenere la squadra con un affetto incredibile. Il Toro non vinceva al delle Alpi dal 4 gennaio, 1-0 alla Reggiana. L'ansia e le sofferenze sono figlie perfino di situazioni favorevoli, che il Toro non sa ancora gestire con la maturità necessaria per compiere il famoso salto di qualità e rilanciarsi nella categoria che più conta. In vantaggio dopo 12 minuti con uno stupendo colpo di testa di Lentini, finalmente deciso ad abbandonare mugugni e incomprensioni nello spogliatoio, la squadra di Reja ha la fortuna e il merito di raddoppiare su rigore al 29': Ferrante batte con sicurezza e porta a 13 lo score personale. In questa circostanza si assiste ad una situazione poco abituale, perché quando il bomber viene atterrato da Baroni (che forse tocca perfino la palla con la mano mentre cade pure lui), l'arbitro non vede e fa proseguire, però subito dopo accetta la segnalazione del guardalinee, tanto che Ferrante può calciare dagli 11 metri. I granata salgono in paradiso e potrebbero vivere nelle condizioni ideali per respirare aria non inquinata dalla paura, visto che solo i risultati danno sicurezza. E invece sembrano zavorrati da pensieri angosciosi, da fantasmi costruiti sul nulla (il Verona è poca cosa), si lasciano aggredire da un avversario che conosce bene solo l'arte del movimento é del pressing. E chi ha il pallone fra i piedi di rado trova colleghi smarcati. Insomma, la paura genera anche staticità. E quando 4 minuti dopo Fattori spedisce alle spalle di Bucci il pallone, nel tentativo di anticipare De Vitis, un'idea sembra contagiare il pubblico, quasi avvelenandogli la domenica: qui va a finire che ci agguantano per l'ennesima volta (sarebbe stata la decima) e allora gli indizi di una crisi sarebbero diventati prove preoccupanti davvero. Fortunatamente per Reja, il polverone sollevato dai veneti nel vento di un pomeriggio fastidioso trova sbocchi solo in un colpo di testa di De Vitis (27' pt) e in uno di Manetti sopra la traversa (46' st). Fortunatamente, dicevamo, perché il centrocampo torinista più che una rassicurante cerniera di metallo somiglia ad un divisorio di pergamena, fragile e quasi impalpabile. Perché Brambilla va sull'altalena con svagata mollezza, Tricarico non fa mai sposare la volontà con la precisione e la misura tattica, mentre Dorigo, il meno responsabile, paga il rimescolamento di carte cui è costretto Reja dalle circostanze. Dorigo è versatile e utilissimo come esterno, in mezzo è alquanto frenato. Se questa è una soluzione ottimale lo dirà il tempo. In simili condizioni, il ritmo lo scandiscono i centrocampisti veronesi. Il Toro vi si adatta, senza mai dare la sensazione di imporre personalità, che è tutta da costruire e che forse lieviterà dopo un filotto di risultati vitalizzanti. E in queste circostanze è anche logico che la difesa ogni tanto sbandi disorientata, vedasi disattenzioni talvolta di Bonomi, talaltra di Citterio e di Fattori. Ed è naturale che Ferrante, isolato lì davanti perché la seconda linea non lo segue con assistenze costanti e ravvicinate, lotti contro i mulini a vento. Per sua buona sorte, Lentini è in giornata di vena, non solo aiuta Ferrante come può e sa, ma addirittura gli toglie l'intera responsabilità di salvatore della patria aprendo egli stesso la porta del match. Altro ragazzo interessante e in giornata è Sommese, autore di molte verticalizzazioni, di contrasti e di due assist, uno per il capitano e l'altro per Ferrante. Ma il Toro, come conti, non è tutto qui: colpisce un palo con Tricarico (32' st, lancio di Brambilla) e con Foglia infastidisce Battistini con un sinistro ravvicinato (49'). Toro più tranquillo, dunque, ma non tranquillo. Se non spazzola via dalla pelle quella paura gelida che quasi lo strangola, vivrà altri pomeriggi così. Meglio evitare.