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Delle Alpi
08/09/1998
h.20.30
TORINO - MILAN 2-0 (2-0)
Torino
: Bucci, Fattori, Bonomi, Maltagliati, Comotto, Tricarico, Sanna, Scarchilli, Crippa (al 68' Mercuri), Ferrante (al 63' Artistico), Lentini (all'87' Parente). A disposizione: Casazza, Cudini, Asta, Ficcadenti. All.: Mondonico.
Milan: Rossi, N'Gotty, Costacurta, Sala (9' St Guglielminpietro), Helveg, Albertini, Ambrosini (al 46' Boban), Ba, Ganz (al 75' Cruz), Bierhoff, Weah. A disposizione: Lehmann, Ayala, Maini, Donadoni. All.: Zaccheroni.
Arbitro: Collina di Viareggio.
Reti: Ferrante 12', 36' rig.
Spettatori: 18.136, incasso 485.725.000 lire.
Note: Ammoniti Scarchilli per comportamento non regolamentare, Albertini, Ba, Parente, Bonomi e Crippa per gioco scorretto, Bierhoff per simulazione. Angoli 8-4 per il Milan, recupero 1' pt, 3' st, serata tiepida (20 gradi), terreno in discrete condizioni.
Cronaca
[Tratto da La Repubblica del 9 settembre 1998]
Domandando del Milan, vi diranno che si è perso. Dove non si sa, come neppure, perché è un mistero. Ma si è perso davvero in questa notte senza stelle, accesa invece dalla rabbia proletaria antica di un Toro pieno di sangue, colorato dall'istinto: due a zero per chi ha giocato con il coltello fra i denti, e un distacco più ampio non sarebbe stato uno scandalo. Il Torino ha avuto voglia, e mica soltanto di vincere questa partita: qui ci sono desideri più profondi, illusioni e delusioni, un esercizio di resistenza umana che ha bisogno di incentivi così, di questi colpi d'ala. E allora il Toro l'ha messa giù dura e pura, poteva e doveva fare questo: gambe tese e scivoloni, guerriglia e passione, e pazienza per lo stile un po' così e per certe banalità di chi è meno bravo, ma lo sa e se ne infischia e qualche volta tocca il cielo. Il Milan s'è lasciato spaventare prima con una certa supponenza e poi con stupore, finendo per raggomitolarsi attorno a un'idea di superiorità mai espressa. E poi, non può essere soltanto una questione di stimoli se la difesa è stata una collezione di debolezze (e Costacurta più debole di tutti), se il centrocampo ha avuto poca corsa e pochissime geometrie, se l'unica ispirazione valida è stata a lungo la ricerca del testolone alto alto di Bierhoff, che avrebbe teoricamente potuto fare disastri contro la difesa granata, molto handicappata nel gioco aereo. Invece ha funzionato lo schema della passione, il Toro è stato davvero pane e vino. Però ci sono state anche cose di bellezza aristocratica, come la rete di Ferrante che ha aperto la partita: un esemplare colpo al volo di sinistro - secco, teso, rasoterra - nel cuore dell'area, dopo un cross a casaccio di Scarchilli. E bella è stata anche l'azione del raddoppio granata, con uno scambio in velocità fra Ferrante e Lentini. L'ex milanista s'è infilato fra Helveg e Costacurta, è stato atterrato, Collina ha fischiato il rigore, Ferrante l'ha segnato con la rabbia di chi si è stufato di nuvole grigie. Quella del Milan è stata nebbia, invece, o forse pigrizia mentale, o forse un progetto sbagliato. Zaccheroni ha chiesto velocità e compattezza, ha avuto soltanto apatia e attacchi per forza di inerzia. I rossoneri sono cambiati con Boban al posto di Ambrosini, e poi con Ba a destra, Helveg in difesa e Guglielminpietro detto Guly sulla sinistra, ma la partita dell'argentino è stata una sincope come il suo soprannome. Però almeno è cresciuta l'intensità della pressione, se non la sua convinzione. E nel primo quarto d'ora della ripresa, il Milan ha avuto finalmente qualche occasione di pericolo: un diagonale di Bierhoff, una traversa di Ba dopo uno svarione della difesa granata, che Mondonico ha sistemato all'antica, con un libero e tre marcatori. Quello su Weah (Bonomi) era forse inutile: il liberiano aveva la mente altrove. Il difensore in più ha comunque giovato al Toro, che ha recuperato certi equilibri e ha liberato le cavalcate di Lentini: uno che aveva stimoli speciali. E anche l'attaccante (prima da fuori e poi con un diagonale al volo mentre il Milan si stava di nuovo facendo inghiottire dal buio) e Comotto (di testa) hanno rischiato di appesantire le sciagure milaniste, mentre Zaccheroni si è pentito rimettendo in campo un difensore (Cruz) per un attaccante: poteva finire peggio, e non sarebbe stato nemmeno troppo.