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Delle Alpi |
23/01/2000 |
h.15.00 |
TORINO - BOLOGNA 2-1 (1-0) Torino: Bucci, Galante, Grandoni, Maltagliati, Tricarico, Jurcic, Brambilla, Lentini, Pecchia (al 68' Crippa), Sommese (al 75' Asta), Ferrante (al 79' Minotti). A disposizione: Pastine, Ficcadenti, Pinga, Calaiò. All.: Mondonico. Bologna: Pagliuca, Gamberini, Bia (al 46' Tonetto), Dal Canto, Paramatti, Nervo, Ingesson, Marocchi (al 72' Fontolan), Zé Elias (al 46' Piacentini), Andersson, Signori. A disposizione: Orlandoni, Boselli, Eriberto, Kolyvanov. All.: Guidolin. Arbitro: Rossi di Ciampino. Reti: Ferrante 24', 54' (T), Signori 66' (B). Spettatori: 16.539 di cui 13.233 abbonati e 3.306 paganti per un incasso di 99.394.000 lire. Note: Ammoniti Grandoni, Crippa, Gamberini, Dal Canto, Andersson e Bucci. Angoli 10-4 per il Torino, recupero 2' pt, 4' st. Cronaca [Tratto da La Repubblica del 24 gennaio 2000] Quelli del Toro sono undici puffi arrabbiati, e il più arrabbiato di tutti è Ferrante (due gol): difatti vincono. Quelli del Bologna sono undici ciclopi addormentati, e del vecchio Polifemo hanno la stessa visione di gioco: difatti perdono. Il Toro non vinceva in casa da tre mesi, il Bologna ha perso la quinta partita consecutiva in trasferta. E siccome il Toro è il Toro, cioè una squadra con la sofferenza tatuata dentro, è riuscito ad andare in vantaggio e raddoppiare, a far segnare i bolognesi e poi guardare l'orologio con odio, perché gli ultimi quindici maledetti minuti non passavano mai. Però è andata. Sei sconfitte a raffica, quindi il successo di Piacenza che poteva dire tutto e niente senza una conferma veloce. Conferma arrivata. "E queste vittorie mi hanno salvato la panchina" ammetterà Mondonico, col sottofondo dei cori che lo chiamano per nome. I granata avevano paura che la grande differenza in centimetri si trasformasse in metri di campo e facesse male sui cross, invece i ciclopi sono rimasti avvitati nell'erba. Solo l'eterno Signori, razza puffa pure lui, ha dato senso alla tiepida illusione, con la traversa colpita all'inizio (sullo 0-0) e con il gol al volo trovato nel finale. Due parentesi, in mezzo alle quali si è visto molto più Torino che Bologna. Il problema del Toro è uno solo, levarsi il terrore di dosso, slegarsi piedi e cervello. Vabbè, manca un centravanti di sfondamento, c'è troppa leggerezza, la società non ha una lira, i malati sono i nomi della guida telefonica, ma questo non significa essere perduti. Senza la zavorra psicologica, qualcosa si può combinare anche così. Se n'è avuta certezza dopo il primo gol di Marco Ferrante, uno che forse non ha il fisico ma possiede rabbia, mestiere e due piedi non male: 24', palla da Brambilla al numero nove, tiro al volo, la sua specialità. Dopo, il Toro è stato un'altra cosa. Veloce, frizzante, capace di aggirare quando non si può entrare di forza nell'area altrui, agile sulle fasce (Sommese è proprio bravo, Lentini si sacrifica, Tricarico rompe le scatole all'avversario), insomma più tranquillo. E gli effetti si sono visti. "In trasferta continuiamo ad essere una squadra troppo leggera" avrebbe invece commentato Guidolin. La spiegazione del successo granata è in questa serenità ritrovata, ma anche nell'abulia del Bologna e soprattutto nella prontezza di Ferrante, uno che prima tira e poi pensa. Non ci aveva pensato a Piacenza, non ci ha pensato col Bologna ed ecco che la classifica non è più un disastro. Nel secondo tempo, i granata sono riusciti a segnare ancora, e presto, in felice replica. Brambilla, Ferrante al volo, gol. Tutto perfetto, se Beppe Signori non avesse inventato quel colpo al 21', assist di Andersson e lui fa come Ferrante, prima tira e poi pensa. Adesso si rovinano la festa, avranno pensato in tanti, altrimenti che Toro sarebbe? Mondonico leva Ferrante e arretra gli altri, Guidolin butta dentro Fontolan che per poco non pareggia, mentre l'orologio si mette a correre più lentamente di Marocchi. Invece il pasticcio non succede e il Toro vince. Altre due cose, a proposito di pasticci, non sono successe. Niente lutto granata per il tifoso Craxi. E niente Guidolin autoesiliato in tribuna ("ho chiesto all' arbitro, ma mi ha detto che il regolamento non è chiaro, così per ora ho rinunciato"). |
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