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Delle Alpi |
22/09/2002 |
h.15.00 |
TORINO - LAZIO 0-1 (0-0) Torino: Bucci, Delli Carri, Fattori, Galante, Balzaretti, Conticchio (al 18' De Ascentis), Scarchilli (al 70' Sommese), Vergassola, Castellini, Ferrante, Magallanes (al 62' Lucarelli). A disposizione: Sorrentino, Mezzano, Garzya, Osmanovski. All. Camolese. Lazio: Peruzzi, Negro, Stam, Mihajlovic, César, Fiore, Simeone (all'89' Giannichedda), Stankovic, Manfredini (al 60' Castroman), Corradi (al 65' Inzaghi), Lopez. A disposizione: Marchegiani, Couto, Oddo, Favalli. All. Mancini. Arbitro: Bolognino di Milano. Reti: Simeone 86'. Spettatori: 13.464 di cui 10.502 abbonati e 2.962 paganti per un incasso di 78.225 € Note: Ammoniti Castroman e Simeone, angoli 7-2 per la Lazio. Cronaca [Tratto da La Stampa del 23 settembre 2002] Diego Simeone ha segnato in carriera tanti gol a quel modo, ' entrando di testa su una traiettoria dal calcio d'angolo o da ima punizione, che non dovrebbe più sorprendere chi lo affronta, come chi sale sul ring contro un pugile mancino e sa che deve coprirsi da quella parte. Invece il mondo è ancora popolato da uomini ingenui o distratti. Stefano Fattori, il libero del Torino, è uno tra questi perché quando la Lazio ha battuto uno degli ultimi corner della partita, a quattro minuti dalla fine, ha permesso all'argentino di scavalcarlo nello scatto per sbattere in porta la palla decisiva, come Vieri la settimana scorsa: un errore che è costato al Toro la seconda sconfitta consecutiva per 1-0 e un'altra settimana di struggimenti sul suo futuro in serie A. La classifica è più impietosa che il gioco anche se, rileggendo negli appunti gli episodi importanti, la Lazio ha avuto più palle gol e la sua vittoria è confortata dal palo colpito da Stankovic al 29' e, nella ripresa, dalle deviazioni ravvicinate di Lopez e Simone Inzaghi mentre la sola occasione gettata al vento dai granata è il tiracelo di Magallanes al 45', roba che era più difficile mancare la porta che trovarla. Appigliarsi allo 0-0 che era ormai nell'aria serve soltanto a nascondere le difficoltà del Toro nel produrre azioni da gol: per il resto Camolese se l'è giocata alla pari contro un avversario che, finché non lo travolgeranno i debiti, ha un organico da Champions League, con sette giocatori in panchina che sarebbero titolari inamovibili tra i granata mentre qualche titolare del Toro faticherebbe a trovare il posto sulla panchina della Lazio. Per quanto ce la raccontino sul calcio nuovo dei Cosmi e Del Neri, il football è ancora una somma di qualità e il Toro ne ha appena a sufficienza per issarsi sopra il gruppo delle candidatissime alla serie B. Mancini veniva dall'esordio shoccante in campionato contro il Chievo e ha rimpastato la squadra: la mossa più azzeccata è stata riaffidarsi a Mihajlovic, che da tre stagioni sembra al capolinea però impone ancora la precisione letale del suo sinistro da fermo. In difesa bastava lo strapotere atletico di Stam per mettere la museruola a Ferrante e Magallanes si controllava da solo. Così Mihajlovic, l'ultra serbo, non doveva preoccuparsi delle coperture (che gli riuscivano bene) e si dedicava alla confezione dei missili da far piovere sotto misura a Bucci. Tutte le occasioni della Lazio nascevano dallo stesso schema. Il Toro faticava a prenderne le misure e per sua fortuna Mancini ha perso Crespo, di cui il bel Corradi può essere il sostituto soltanto nei fotoromanzi. Il match scorreva lento e piano come il Don. Dicono che sul campionato spira un'aria frizzantina e ci sono meno pareggi di ima volta ma tutto questo entusiasmo per lo spirito nuovo degli allenatori italiani è eccessivo: spezzoni abbondanti di Toro-Lazio, come di altri match visti in questi giorni, sarebbero un formidabile spot della Permaflex, con le azioni che si attorcigliano su loro stesse e la palla che finisce dove non vogliono i piedi. I granata hanno chiuso bene gli spazi, senza trovare l'energia del centrocampo che si è affidato alla freschezza di Balzaretti, 20 anni, alla prima partita in A dall'inizio. Benché sia mancino, Camolese l'ha messo sulla destra a frenare Manfredini, che l'anno scorso con il Chievo diede una discreta ''bambola'' ai granata. Balzaretti tracimava, Manfredini faceva pensare ad una sostituzione di persona, come Eriberto-Luciano. Da Scarchilli non arrivava la giocata di qualità, Vergassola era sotto tono. De Ascentis (entrato presto al posto dell'infortunato Conticchio) era De Ascentis e Castellini era troppo imbarazzato da Fiore: invece di attaccare l'ex udinese, che è lumacoso nella corsa, Castellini preferiva limitarsi a contrastarlo. Eppure da una sua discesa nasceva il cross che Ferrante sparacchiava fuori al 24'. Un segnale che il Toro non coglieva, forse il palo colpito da Stankovic di testa al 29' insinuava altre paure: per un quarto d'ora non accadeva nulla, finché ancora Castellini non imbeccava Ferrante (deviazione di testa in tuffo, fuori) e proprio allo scadere del tempo Balzaretti metteva in mezzo un cross che finiva sui piedi di Magallanes. Controllo e tiro in diagonale, fuori, con mezza panchina granata che affondava le mani nei capelli e non per ravviarseli. L'ingresso di Lucarelli non aiutava l'offensiva del Toro quanto la sostituzione di Manfredini con Castroman, a destra. I missili serbi scuotevano le certezze del Toro che trovava solo un diagonale di Ferrante, finché la testa ruvida di Simeone, in solitudine, non sbucava al 41' a colpire il calcio d'angolo di Mihajlovic proprio come nei filmati che Camolese avrà fatto vedere cento volte. Ma c'è chi, al cinema, sta distratto. |
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