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Delle Alpi |
20/10/2002 |
h.15.00 |
TORINO - CHIEVO 1-0 (1-0) Torino: Bucci, Garzya, Delli Carri, Fattori, Galante, Vergassola, Scarchilli (al 77' Mezzano), Castellini, Sommese (al 58' Conticchio), Magallanes (al 64' Maspero), Ferrante. A disposizione: Sorrentino, Balzaretti, De Ascentis, Omolade. All.: Camolese. Chievo: Lupatelli, Mensah, Legrottaglie, Lorenzi, Lanna (all'86' Beghetto), Lazetic (al 61' Marazzina), Perrotta, Corini, Franceschini (al 74' Della Morte), Cossato, Bierhoff. A disposizione: Ambrosio, D'Angelo, Pesaresi, Andersson. All.: Del Neri. Arbitro: De Santis di Tivoli. Reti: Magallanes 17'. Spettatori: 13.544 di cui 11.388 abbonati e 2.156 paganti per un incasso di 38.710 €. Note: Ammoniti Mensah, Sommese, Galante, Legrottaglie e Cossato. Cronaca [Tratto da La Stampa del 21 ottobre 2002] Non importa al Toro che il primo gol su azione in questo campionato, il secondo nel complesso, sia stata soprattutto una gaffe del portiere del Chievo, Lupatelli, alle prese con la palla magica. C'è chi non può permettersi certe sottigliezze e nelle condizioni in cui i granata si presentavano ieri al Delle Alpi il gol sarebbe stato bene accetto pure se fosse venuto da un colpo di natica di Bucci con un rimpallo addosso all'arbitro: in cima al monte della disperazione il Torino doveva scendere in qualunque modo, e quello che ha scelto non è stato certamente vergognoso. La fortuna ha premiato Magallanes sull'1-0 ma, nel bilancio delle occasioni, quelle granata pesano più della rete annullata inspiegabilmente a Legrottaglie a dodici minuti dalla fine nel classico stile di De Santis, un arbitro che è uno stopper per il modo in cui blocca gli attaccanti, se intuisce che ne può nascere una situazione complicata da valutare. Il Chievo se ne è lamentato nel sottopassaggio (e di un paio di rigori non visti, soprattutto una trattenuta di Mezzano a Beghetto nel finale): testimoni citano frasi che se finissero sul referto costerebbero qualche mese di squalifica anche se, con modi curiali, i veronesi si sono poi svincolati dalle polemiche. Ma il Toro ha avuto occasioni più credibili. Ha colpito il palo con Ferrante smarcato da Sommese al 37' e si è trovato per due volte con un uomo solo davanti al portiere: nel primo caso, al 32' della ripresa, il guardalinee ha inventato un fuorigioco di Conticchio che era in linea con Lanna e ha annullato il gol; nel secondo, al 41', Vergassola è arrivato al tiro spompato dal troppo correre e un difensore ha respinto la conclusione debole a porta vuota. Non è stata una bella partita. Non poteva esserlo. Il Chievo s'è fatto dolce come l'ultimo "gateau" sfornato per Natale dal suo proprietario e sponsor Campedelli. L'avevamo visto perdere a San Siro contro l'Inter e confermiamo l'impressione: il miracolo è finito. Forse non lo dicono del tutto i risultati, certamente lo dimostra il gioco che fu l'unica consolazione dello scorso campionato. Partito Manfredini, autodenunciatosi Eriberto, ceduto Corradi, il giocattolo si è spezzato: quei giocatori non fanno fortuna là dove sono andati, il Chievo non produce più il gioco affascinante e brioso che si sprigionava dalle fasce. Quelli di oggi sono sbiaditi replicanti, Bierhoff un simpatico monumento alla memoria. C'è il rischio concreto che Del Neri quest'anno giochi a salvarsi. Il Toro che ricordiamo in bambola la stagione scorsa a Verona, non ha faticato a misurare gli avversari. Veniva da due settimane che immaginiamo tormentate, sebbene la psiche dei calciatori segua percorsi tortuosi e, magari, tolto Camolese, qualche calciatore più assennato e tutti i tifosi il dramma dell'ultimo posto in classifica (zero vittorie, un gol fatto, 10 presi) non è stato vissuto drammaticamente. Dalle transenne della curva Filadelfia, gli striscioni pendevano minacciosi ad annunciare quanto sarebbe accaduto se.. Non era un bel clima, i primi errori erano accolti dai fischi. Eppure il Toro si avviava benino, con la spinta di Magallanes che fino a quando non s'è rattrappito per una botta alla coscia ha sciorinato il repertorio che è di rifinitore, non di goleador. L'apertura a Sommese dopo venti secondi, con un tiro finito alto, apriva la riscossa dalle vergogne del 6-0 con il Milan: la riscossa nel carattere, nella ricerca di un gioco accettabile sebbene i mezzi siano quelli che sono. Si parlava della rinuncia a Comotto quasi che Camolese avesse epurato un Roberto Carlos: Garzya invece interpretava il ruolo con umiltà e frenava l'oscuro Franceschini. In attesa che Scarchilli torni se stesso e Ferrante il goleador di altre stagioni, il Toro era nei piedi del suo uruguagio e di Sommese, uno che sbaglia molto e altrettanto ispira. Dava a Ferrante la palla del primo tiro in porta, all'8', cui replicava una debole fiondata di Bierhoff sul cross di Cossato. I due attaccanti del Chievo erano grandi, grossi e poco mobili. Strana la rinuncia a Marazzina, la cui effervescenza avrebbe creato più danni. Il gol arrivava al 18', casualmente. Una pallonata di Scarchilli si impennava tra Magallanes e due difensori zavorrati: il colpo di testa era resistibile ma, picchiando a terra, prendeva un rimbalzo strano e fatale a Lupatelli, che annaspava. Con il vantaggio in tasca, il Toro si complicava la vita nella ripresa, sotto la pressione del Chievo. Qualche granata si lasciava tentare da rischiosi corpo a corpo; De Santis non prendeva rogne e chiudeva gli occhi come fece tre anni fa quando annullò il gol di Cannavaro alla Juventus. Tuttavia le occasioni più nitide (compreso il gol annullato a Conticchio) capitavano ancora ai granata, tra i quali si rivedeva Maspero in un'apparizione breve ma ispirata. La crisi non è alle spalle ma per una settimana non se ne parlerà. |
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